E' una raccolta di
antiche storielle, narrate all'autrice dalla madre e riscritte in
maniera assolutamente originale, arricchite da un fantasioso corredo
grafico curato dal marito Carlantonio Ciufo, che contribuisce a
rendere piacevole la lettura del testo.
Marilena
nel suo delicatissimo libro ha inteso offrire il suo “tesoretto”
di fiabe, ascoltate nella prima infanzia davanti al grande camino
della casa di famiglia in Basilicata, ai suoi nipoti e pro-nipotini,
amorevolmente attenta al loro sviluppo ed alla loro formazione. Ad
essi quindi dedica il suo libro di fiabe, con l'intento di
trasmettere i messaggi educativi ricevuti e filtrati dalla sua
sensibilità di insegnante, e i moniti a mantenere integro,
attraverso il filo della memoria, il legame che li unisce al grande
focolare della famiglia ed all' antica saggezza del popolo lucano”.
Le
fiabe, infatti, hanno un’importanza essenziale nello sviluppo del
bambino e raccontarle dovrebbe essere un elemento imprescindibile per
tutti i genitori, i nonni, gli
zii, gli insegnanti e gli educatori in
genere. La narrazione di episodi veri o fantastici permette di
trasmettere al bambino quel bagaglio di valori civili e ideali come
l'obbedienza, l'onestà, la disponibilità e la solidarietà verso
gli altri, necessari per un corretto sviluppo della personalità.
I
protagonisti delle fiabe che Marilena trae dalla sua memoria di
bambina, sono personaggi della vita comune, d'altri tempi, è vero,
ma che riflettono ancor oggi lo spirito semplice di personaggi della
quotidianità ricco di rispetto, buon senso, arguzia, ironia.
In
questo viaggio fantastico incontriamo il Cardalana, Filippo con il
suo paniere, Re Pipino, Ndruondolo, Mustaccio, il Gatto Maimone, il
lupo di Gubbio e tanti altri personaggi della fantasia.
Personaggio
d'eccezione è lo Scarcaricchio, denominato anche Monacello, da cui
il titolo del libro, della cui esistenza si ritrova traccia nella
cultura popolare partenopea e lucana tanto che anche Carlo Levi ne
parla nel suo “Cristo si è fermato ad Eboli” descrivendolo come
un essere piccolissimo ed allegro che corre veloce qua e là,
facendo ogni sorta di dispetto.
Nel
libro esso è descritto come “uno
spiritello beffardo vestito da frate, con
cappuccio rosso sulla fronte, gli occhi furbi, un viso da fanciullo”
probabilmente
“lo spirito di qualche bambino morto appena nato e fatto santo”
che continua
a vagare per l'eternità e a fare bonari scherzi agli umani (il
riferimento ai Lari e Penati di romana memoria è chiaro!). Marilena
ricorda che lo Scarcaricchio, ai tempi della sua infanzia, aveva
fatto sentire la sua presenza anche in alcuni luoghi del suo paese e
ci ammonisce che, nel caso dovessimo avere a che fare con tale
“scomodo inquilino”, non
potremmo far altro che
farcene una ragione ed imparare a conviverci.
Verità
inconfutabile anche per noi lettori!
Complimenti,
quindi all'autrice del libro ed a Carlantonio Ciufo per
l'impaginazione e l'armoniosa veste grafica del testo.