mercoledì 20 ottobre 2010

Il vertice di Nagoya sulla biodiversità



Il vertice di Nagoya sulla Biodiversità

E’ in corso di svolgimento a Nagoya in Giappone la Conferenza Mondiale sulla Biodiversità, COP 10 presieduta dalle Nazioni Unite a cui parteciperanno 193 Paesi. La Conferenza dovrà fissare 20 obiettivi per il prossimo decennio nonché strategie di più lungo periodo (50 anni). La Conferenza dovrà, inoltre, decidere di incrementare le superfici di terra e di mare da salvaguardare nei prossimi anni.
Questa iniziativa internazionale era stata avviata dal Summit sulla Terra di Rio de Janeiro nel 1992 con l’obiettivo di salvaguardare le specie viventi, nonché gli ecosistemi più delicati. Anche il Summit mondiale di Johannesburg del 2002 aveva fissato l’obiettivo dell’effettiva riduzione del ritmo di perdita della diversità biologica.
Gli obiettivi fissati da entrambi i summit mondiali, però, non si sono purtroppo realizzati. Banki-moon, Segretario Generale dell’ONU, di recente ha dovuto riconoscere che il declino globale della Biodiversità sta accelerando. Ciò è attestato dal Living Planet Report (LPR) realizzato dal WWF e dall’OCSE. Il LPR mette in relazione l’Indice del Pianeta Vivente, che misura lo stato della biodiversità, con l’Impronta ecologica ed idrica, che misura la pressione antropica sulle risorse naturali della Terra. Tali indicatori dimostrano che la spinta al benessere degli ultimi 40 anni sta esercitando una pressione insostenibile sul Pianeta: dagli anni ’60 l’Impronta ecologica è più che raddoppiata, mentre l’Indice del Pianeta Vivente si è ridotto del 30%.
Secondo lo studio del WWF e dell’OCSE, quindi, occorre trovare un modo per vivere sulla Terra in maniera più sostenibile, da un lato riducendo drasticamente la propria impronta antropica, soprattutto per quanto riguarda l’utilizzo dei combustibili fossili, e dall’altro tutelando e sviluppando le energie rinnovabili.





lunedì 11 ottobre 2010

Benvenuti al Sud


BENVENUTI AL SUD

Segnalo un film divertentissimo, pieno di elementi caricaturali sui luoghi comuni e sui falsi pregiudizi che mal rappresentano le diversità culturali tra gli abitanti delle varie regioni del Paese, in modo particolare tra il Nord ed il Sud d’Italia.
Il cast è composto da noti attori comici: Claudio Bisio, e Angela Finocchiaro “ polentoni” e lombardi accaniti, Alessandro Siani e Valentina Lodovisi, “terroni meridionali”.
Il protagonista è un direttore di un ufficio postale della bassa Brianza che fa di tutto per ottenere il trasferimento dalla provincia alla città di Milano; si finge invalido per recuperare posti in graduatoria ma, scoperto dovrà, suo malgrado, accettare di trasferirsi per due anni in un paesino della provincia di Salerno, Castellabate, luogo questo che per lui, milanese pieno di pregiudizi e di false convinzioni sul Sud, equivale ad emigrare al “terzo mondo”.
A rendere ancora più penosa la decisione di partire si aggiungeranno le preoccupazioni della moglie per il freddo, la pioggia, l’inciviltà degli indigeni ma, soprattutto, per lo spaventoso tasso di criminalità del luogo.
Le preoccupazioni, frutto di radicati luoghi comuni, si dimostreranno del tutto infondati e daranno luogo ad una serie di irresistibili scene divertenti.
Presto il protagonista si renderà conto di essere tra gente ospitale e simpatica ed inoltre che il paese di Castellabate è bellissimo.
I due anni di esilio forzato passeranno in fretta ed il nostro protagonista dovrà rientrare nel lontano Nord. Il viaggio di ritorno lo affronterà con profonda tristezza confermando quanto si suol dire che il forestiero al Sud piange due volte: quando ci va e quando deve tornarsene.



venerdì 1 ottobre 2010

L'empatia

E’ necessario un secondo Rinascimento:
dovrà nascere la civiltà dell’empatia.


Si è tenuta lo scorso lunedì 27 settembre 2010 presso la sala della Lupa della Camera dei Deputati la lexio magistralis del prof. Jeremy Rifkin, economista - ambientalista, attivista del movimento pacifista negli Stati Uniti su "Un secondo Rinascimento: il mondo verso la civiltà dell'empatia". Rifkin è autore di numerosi saggi pubblicati in tutto il mondo. In Italia sono usciti “La civiltà dell’empatia” ed il “Sogno europeo” editi da Mondadori.

Ritengo che le tematiche sviluppate da Rifkin siano di grande interesse. Riporto i punti salienti della conferenza che ho ascoltato e che più hanno destato il mio interesse, rinviando alla registrazione della lectio magistralis scaricabile dal sito della Camera dei Deputati.

Nella sua relazione Rifkin ha sostenuto che stiamo per assistere ad un passaggio epocale: l’età moderna sta per terminare, avanza una nuova stagione per il genere umano, ricca di grandi opportunità, offerte dallo sviluppo della tecnologia e dell’informazione ma, nello stesso tempo, piena di grandi rischi quali il degrado ambientale e pericolose tendenze dissolutive. Il riscaldamento globale costituisce senza alcun dubbio la minaccia più grande per il genere umano.
Secondo Rifkin dobbiamo ripensare le teorie economiche e dare centralità alle politiche energetiche: il prezzo dell’energia, derivata da prodotti fossili, è soggetta ad enormi aumenti ed esso influenza il costo di qualsiasi prodotto, principalmente i prodotti alimentari (cereali e riso) che sono l’unico sostentamento delle popolazioni povere del terzo mondo. Gli effetti dei cambiamenti climatici, direttamente conseguenti del riscaldamento del pianeta, stanno danneggiando le economie di diversi paesi con drammatici eventi atmosferici che portano alla distruzione di infrastrutture ed ecosistemi. Intorno al 2020 è previsto il picco dei consumi energetici e quindi il loro prezzo è destinato ad aumentare considerando anche che la popolazione globale è in continua crescita.
Rifkin, a riprova di quanto sostenuto, ricorda che nell’estate 2008 l’aumento del prezzo d’acquisto del petrolio, che raggiunse allora livelli mai prima registrati, determinò il crollo dei mercati finanziari che non l’avevano previsto ed in molti paesi del terzo mondo scoppiarono tumulti e guerriglie per la carenza di cibo e l’indisponibilità di altri prodotti di prima necessità. Quanto sostenuto da Rifkin porta a ritenere che il modello di sviluppo delle società occidentali, basato sullo sfruttamento di carbone, petrolio, gas ed uranio, è in netto declino e, in assenza di un radicale cambiamento, le speranze in un futuro migliore sembrano dissolversi.
L’ecosistema del mondo non è più in grado di tenere il passo con lo sviluppo della società dei consumi. Il cambiamento climatico e l’innalzamento della temperatura del pianeta sono quindi campanelli d’allarme che impongono un ripensamento del modello di sviluppo.
Siamo dunque ad un punto di non ritorno, occorre privilegiare lo sviluppo sostenibile, l’integrazione sociale, la responsabilità collettiva.
La tesi sostenuta da Rifkin è che carbone, petrolio, gas, uranio sono risorse del passato e di “elite” perché prodotte in ben localizzate aree del pianeta. Ciò determina una disparità di posizioni: di nazioni produttori (dominanti) e di nazioni che invece ne sono prive (dipendenti). Le energie derivanti da fonti rinnovabili (solare, eolica, geotermica), al contrario di quelle tradizionali, sono uniformemente distribuite sull’intero territorio del pianeta epossono essere sfruttate liberamente senza mettere a rischio l’ecosistema della Terra.
Per l’utilizzo ottimale di tali risorse, Rifkin ipotizza la costruzione di edifici simili a piccole centrali elettriche in grado di produrre energia che soddisfino i fabbisogni di una piccola collettività. Il surplus prodotto, quello che supera il fabbisogno, dovrà essere immagazzinato in attesa di essere distribuito tramite collegamenti assicurati da ampie reti sull’esempio di quelle che assicurano la diffusione di Internet.
Nonostante l’urgente necessità di cambiare rotta, i governi nazionali poco o nulla hanno finora fatto. L’Unione europea, però, nel 2007 ha elaborato un piano strategico prevedendo che al più presto almeno un terzo del fabbisogno di energia elettrica dovrà essere ricavato da fonti rinnovabili.

Per cambiare veramente rotta, però, l’economista propone un nuovo orientamento dei rapporti umani non più improntati sull’egoismo e sull’impulso al guadagno materiale ed immediato ma sull’empatia cioè sulla capacità di relazionarsi con gli altri esseri umani entrando con loro in sintonia. L’esempio fatto da Rifkin è dell’enciclopedia informatica Wikipedia realizzata con la libera collaborazione dei partecipanti, ispirata a sviluppare le basi di una conoscenza pubblica e privata. Dovrà nascere, quindi, la “Civiltà dell’empatia” basata non più su uno standard di perfezione ma sulla solidarietà empatica fra gli esseri umani che dovrà considerare l’umanità come un’unica famiglia basata sulla solidarietà.
La transizione dall’era industriale a quella della globalizzazione e dell’informazione dovrà, quindi, fondarsi sull’empatia per non correre il rischio di pericolose derive.
Secondo Rifkin è possibile uscir fuori dalla crisi dell’era moderna affidandosi alla natura empatica del genere umano, nella consapevolezza che la Terra funziona come un organismo unitario e inscindibile dalla cui salute dipendiamo e di cui siamo tutti responsabili.