lunedì 23 giugno 2008

Il clima e i proverbi


Quando il ragno fa il bucato..., il bel tempo è assicurato !
Buone notizie dai meteorologi: l’estate è arrivata. L’anticiclone delle Azzorre tende a rendere stabile sull’Europa un campo di alte pressioni, assicurando buon tempo per un lungo periodo.
Sarà, però, vero? E’ lecito dubitarne dopo che abbiamo assistito a previsioni che spesso si sono rivelate poi inattendibili, specie se di medio periodo. Tutto colpa della ormai continua mutabilità climatica che a causa dell’effetto serra va rendendo il clima della nostra Penisola simile a quello delle regioni sub tropicali. La meteorologia fa fatica seguire la troppo rapida evoluzione di scenari climatici che poco o male si inquadrano negli schemi classici di una scienza che, anche grazie all’utilizzo di strumenti e tecnologie sempre più evolute, può a buon titolo annoverarsi tra le scienze esatte.
Nonostante la poco attendibilità delle previsionoi meteorologiche di medio periodo, continueremo a seguire con il rispetto dovuto i consigli degli esperti ma, forse è giunto il momento di rispolverare i consigli tramandati dai nonni che sebbene basati su rilevazioni empiriche si sono dimostrate nel tempo valide ed a prova di “buchi dell’ozono”.
In una rubrica televisiva un meteorologo ha reso noto un proverbio molto simpatico che comprovava le ipotesi avanzate in quella sede sull'estate che ci aspetta. Il proverbio dice:
" Quando il ragno fa il bucato..., il bel tempo è assicurato ! Si riferiva a quando il ragno tesse la tela.
Di questi proverbi il calendario di Frate Indovino può considerarsi una miniera, ma tutti noi ne ricordiamo. Ad esempio chi non ha mai sentito che “Quattro aprilante, giorni quaranta”. E’ proprio il caso di quest’anno: gli inizi di Aprile sono stati pessimi e il mal tempo si è prolungato per quasi quaranta giorni. I miei amici di Gaeta e Formia mi assicurano di aver costatato più volte che “Quann’u Redentore mette la cappa, si oje nun chiove domani nun scappa. Il proverbio si riferisce alla cappa di nubi che inanella la cima della montagna che sovrasta Formia. I miei amici di Lagonegro, invece, tengono d’occhio il Monte Sirino ed affermano che “Quann’u Sirinu si mette u cappuccio vennete a vacca e accattate u ciuccio” I pascoli d’alpeggio sono scarsi con l’arrivo del tempo invernale e quindi si rende opportuno optare per un mutamento delle attività agro pastorali. Potrei proseguire all’infinito, snocciolando proverbi e detti sul tempo, ma non potendomi dilungare oltre, invito i miei visitatori ad inviarmene altri con un breve commento a questo Post.

sabato 21 giugno 2008

Il Pantheon

Un raggio di sole bacia il Tempio più antico del mondo:

il Pantheon


Il 21 giugno 2008 si festeggia l’arrivo dell’estate. Al Pantheon si può assistere allo straordinario fenomeno del raggio di sole che nel giorno del Solstizio di estate, alle 12 (ora solare) attraversa l’oculus della cupola per andare a colpire il cornicione al centro del portale di ingresso. Un appuntamento divenuto tradizione, denso di emozioni e di misteri ancora irrisolti, nel Tempio pensato come immagine del Cosmo.

l Pantheon è uno degli edifici meglio conservati di Roma. Sul frontone del Tempio, si legge che fu costruito da Menenio Agrippa in seguito all'apparizione della dea Cibele che espressamente gli aveva chiesto di costruirle un Tempio di cui lei stessa avrebbe fornito il modello architettonico.

Il Pantheon di Roma si presenta con una facciata imponente, di stile greco, con 16 colonne monolitiche che reggono il pronao. Varcatolo, si accede all'interno. Quest'ultimo sorprende per le dimensioni armoniche e per la forma cilindrica: La cupola per dimensioni e la più grande mai costruita in tutta la storia dell’architettura. La sua realizzazione fu possibile grazie all'utilizzo, oltre che dei cassettoni, anche dell'uso di diversi tipi di materiali. A seconda dell'altezza furono utilizzati materiali via via sempre più leggeri, nello strato più vicino al tamburo cilindrico, strati di calcestruzzo con scaglie di mattoni, più in alto cestruzzo con scaglie di tufo mentre nella parte superiore, nei pressi dell'oculo fu utilizzato calcestruzzo misto a materiale vulcanico (pomice).

In origine la cupola del Pantheon era coperta da tegole di bronzo dorato che donavano alla costruzione luminosità e un caratteristico scintillio. Alla sommità, la cupola ha un Oculus (un foro) del diametro di 9 m. Gli archeologi sostengono che il Pantheon fu concepito come una sfera 'celeste' in cui la parte superiore comprende appunto la cupola e la parte inferiore, l'aula.

Nelle sette nicchie dell'interno, che alternativamente presentano forma circolare e rettangolare, erano poste le sette divinità planetarie:"Pantheon"è infatti il termine che indica "tutti gli dei".

Secondo gli antichi romani gli dei vivevano in eterno nella sfera della cupola e il cornicione. che divide l'aula dalla cupola, rappresentava l'equatore celeste, il foro alla sommità é il Sole che al Solstizio d’estate proietta a mezzogiorno preciso un raggio di luce che taglia il cornicione, esattamente come in quel giorno il Sole taglia l'equatore celeste.


(foto da archivio)

lunedì 19 maggio 2008

Gomorra


GOMORRA
Un film assolutamente da non perdere

Da pochi giorni, in tutte le sale cinematografiche d’Italia, è in programmazione Gomorra, un’opera cinematografica che ha ricevuto apprezzamenti e premiazioni al Festival di Cannes per la regia, la sceneggiatura e le interpretazioni. La partecipazione al Festival farà meglio conoscere le ragioni della immane tragedia che sta vivendo Napoli ed il suo interland, stretta tra la morsa della Camorra ed assediata dalla spazzatura che ha da molto tempo costituito il business che ha fatta prosperare i clan sotto gli occhi increduli degli italiani.
Il film, diretto dal regista Garrone, con l’interpretazione di Toni Servillo e Gianfelice Imparato, è una rappresentazione cruda, spietata di una realtà napoletana, autentico nelle sue ambientazioni e nel lessico usato dai personaggi opportunamente sottotitolato per renderlo più comprensibile.

Gomorra è tratto dal romanzo-denuncia di Roberto Saviano: Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra.
E’ un romanzo che racconta il potere della Camorra, la sua affermazione economico – finanziaria e la sua potenza militare. E’ un’inchiesta accurata e tagliente che porta allo scoperto gli affari sporchi del “Sistema”. Il traffico dei rifiuti tossici sotterrati in quelle che erano le terre fertili della Campania felix descritta da Virgilio; la contraffazione degli abiti griffati appaltati a laboratori e realizzati in nero per poche decine di euro; il traffico di droga a Scampia divenuto in breve tempo il principale mercato di spaccio del mondo. Potere, ricchezza, violenza si intrecciano inesorabilmente in questo enorme fenomeno illecito, dove principi giuridici, leggi, stato di diritto non esistono.

sabato 17 maggio 2008

Lamento per il Sud



LAMENTO PER IL SUD

La luna rossa, il vento,
il tuo colore di donna del Nord,
la distesa di neve ...

Il mio cuore è ormai su queste praterie

in queste acque annuvolate dalle nebbie.

Ho dimenticato il mare, la grave conchiglia

soffiata dai pastori siciliani,

le cantilene dei carri lungo le strade

dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,

ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru

nell’aria dei verdi altipiani

per le terre e i fiumi della Lombardia.

Ma l’uomo grida dovunque la sorte d’una patria.

Più nessuno mi porterà nel Sud.

Oh il Sud è stanco di trascinare morti

in riva alle paludi di malaria,

è stanco di solitudine, stanco di catene,

è stanco nella sua bocca

delle bestemmie di tutte le razze

che hanno urlato morte con l’eco dei suoi pozzi

che hanno bevuto il sangue del suo cuore.

Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,

costringono i cavalli sotto coltri di stelle,

mangiano fiori d’acacia lungo le piste

nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.

Più nessuno mi porterà nel Sud.

E questa sera carica d’inverno

è ancora nostra, e qui ripeto a te

il mio assurdo contrappunto

di dolcezze e di furori,

un lamento d’amore senza amore.

(Salvatore Quasimodo)

venerdì 16 maggio 2008

Il peperoncino: i princìpi attivi


Il Peperoncino - I principi attivi
ll noto farmacista- erborista Aldo Cecchini (cfr. Aldo Cecchini, Vivere Domani, Celani editore) afferma che nel peperoncino sono contenuti, in un insieme armonico, una quantità straordinaria di sostanze stimolanti e vitaminizzanti con proprietà salutari e terapeutiche a tutti i livelli. Alcune di queste sono state oggetto di ricerca da parte di studiosi con riscontri decisamente positivi e per altre resta ancora molto da indagare.
Rilevante è il contenuto di sali minerali quali il Potassio e il Rame, oligoelementi naturali, oli essenziali e lecitina. Quest’ultima è contenuta soprattutto nei semi. Rilevante è anche il contenuto di vitamine quali la vitamina A, E, K2, PP e soprattutto C.

Oltre alle vitamine, il peperoncino contiene numerose sostanze tra le quali la capsaicina che è un alcaloide contenuto prevalentemente nella placenta che è un velo sottile attaccato alla parte interna del frutto. La capsaicina conferisce il caratteristico sapore piccante e sviluppa la sua funzione principale influendo sulla circolazione periferica del sangue e sui recettori periferici nervosi. Essa stimola la circolazione esplicando un’azione emodinamica e vasodilatatrice, regolando in mg. Di Vitamina C ogni tal modo la tensione arteriosa.

La capsaicina ha dimostrato di possedere un’azione fibrinolitica sul sangue, ovvero un’azione antiaggregante piastrinica. In parole più semplici la capsaicina contenuta nel peperoncino inpedisce la formazione della placca sulle arterie che con il tempo può diventare tanto consistente da chiudere completamente il vaso provocandone l’infarto.

La capsaicina, applicata localmente in forma di tintura provoca bruciore e calore ed in dose concentrate, uno stato di anestesia locale. Infatti la capsaicina sembra entrare in competizione con un neurotrasmettitore: la Sostanza P, che porterebbe lo stimolo doloroso al cervello. L’inattivazione di tale sostanza impedirebbe all’organismo di percepire il dolore. Di recente il Journal of Contemporary Dental Practise (Marzo 2008 Repubblica –Inserto Saute) pubblica un rapporto ad opera di studiosi brasiliani sul trattamento antidolorifico di una neuropatia periferica postraumatica mediante l’applicazione di capsaicina in un paziente di 62 anni privo di denti.

martedì 13 maggio 2008

Notre Dame de Paris

Notre Dame de Paris

Ho di recente finito di leggere uno dei romanzi più famosi di Victor Hugo, drammaturgo francese, autore di molte opere teatrali a sfondo storico e di romanzi, fra cui i più celebri sono sicuramente "I Miserabili" e “Notre Dame de Paris”.
Quest’ultimo è ambientato nella Parigi del XV secolo e vede come sua principale protagonista la maestosa ed imponente cattedrale di Notre-Dame, a cui l' autore dedica diversi capitoli in cui parla dell'architettura.
Tre i protagonisti principali, le cui vite sono legate fra loro dalla sola fatalità che possiede i loro destini: un arcidiacono fanatico e integralista, una graziosa zingarella, gaia e spensierata e il giovane campanaro deforme di Notre-Dame.
Attorno ad essi ruotano altri personaggi minori, che però giocano un ruolo fondamentale per l'esito della vicenda e comunque sono tutti ben caratterizzati e presenti fin dalle prime pagine; fra questi: il mediocre e aspirante artista intellettuale Gringoire, il viziato e incosciente Jean Frollo, fratello dell'arcidiacono, la reclusa della Torre d'Orlando, gli zingari (della cui tribù fa parte la zingarella Esmeralda) che si erano stabiliti nella periferia di Parigi occupando un territorio chiamato La Corte dei Miracoli.Quasimodo, un essere deforme e di mostruosa bruttezza, suona le campane della cattedrale di Notre Dame.
Nonostante tutti provino disgusto e paura nei suoi confronti, Quasimodo è di animo buono ma non lo manifesta. È triste e frustrato per il fatto di essere diventato sordo a causa della continua esposizione al suono delle campane. La sua sordità e l'assenza di persone con cui parlare lo rendono anche muto. Solamente il suo "padrone", l'arcidiacono Claude Frollo, comunica con lui tramite un linguaggio a gesti. Frollo lo aveva salvato da bambino, quando, abbandonato dai genitori per il suo aspetto deforme, era stato portato in chiesa per essere venduto, o nel peggiore dei casi, ucciso.
L'arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo, si innamora della zingara Esmeralda. Incarica perciò il grottesco campanaro della cattedrale, il gobbo Quasimodo, di rapirla. Ma il capitano Phoebus de Chateaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Frollo uccide Phoebus facendo ricadere su Esmeralda la colpa del delitto. Quasimodo intanto, commosso da un atto di gentilezza di lei, diventa quasi un suo schiavo e la conduce a Notre-Dame per proteggerla. Dopo una serie di peripezie, Esmeralda verrà catturata e fatta impiccare sotto gli occhi di Frollo, che osserva impassibile l'esecuzione. Quasimodo, disperato, ucciderà Frollo e poi, con il cadavere della donna tra le braccia, si lascerà morire a sua volta.

Notre Dame de Paris è di certo un capolavoro della letteratura mondiale. Nel romanzo é unito insieme con grande maestria, l’introspezione psicologica e i sentimenti dei personaggi, le descrizioni che l’autore fa della maestosa ed imponente cattedrale di Notre-Dame che domina l’ambiente della Parigi di fine 800. La storia prosegue intrecciandosi con numerosi avvenimenti abilmente descritti dall’autore.
La storia d’amore di Esmeralda e Quasimodo, poi, ha la capacità di emozionare fortemente coinvolgendolo in un racconto fantastico che sarà sempre ricordato e apprezzato da lettori di tutti i tempi.

lunedì 12 maggio 2008

Mediazione


Risolvere le controversie senza il giudice
Tre semplici procedimenti alla portata di tutti.

Nell’attuale realtà italiana sono evidenti i segni della crisi della giustizia civile. L’effetto più evidente dello stesso appare senza dubbio la dilatazione dei tempi nei quali si giunge alla definizione per mezzo della sentenza della controversia. L’eccessiva durata dei processi civili incide non solo sugli interessi dei singoli cittadini, ma anche sull'intero sistema economico produttivo.
Il ricorso al giudizio ordinario ha, per sua stessa natura, tra i suoi effetti quello di determinare o consolidare una “frattura” tra le parti, esponendo anche la parte che al termine del giudizio risulterà vittoriosa al rischio della riprovazione e dell’isolamento nel futuro; invece, la possibilità di risolvere stragiudizialmente la controversia, quindi, potrebbe riuscire a conservare le relazioni tra le parti.

L’Ombudsman - Giurì Bancario
Ogni volta che i clienti hanno un contenzioso con un intermediario bancario o finanziario, possono anzichè perseguire le vie legali, ricorrere all’Ombudsman Bancario.
Presso ogni banca è istituito un apposito Ufficio reclami al quale tutta la clientela -sia privati che imprenditori e società- può inviare reclami di qualunque natura una volta che il tentativo di risolvere il problema con gli addetti allo sportello della propria Agenzia si sia concluso con un nulla di fatto. L'Ombudsman è un organismo collegiale, composto da cinque membri e il cui presidente é nominato dal Governatore della Banca d’Italia, voluto dall'ABI fin dal 1993, per risolvere in modo gratuito le controversie sorte tra banche e intermediari, e la clientela.
Il cliente bancario può ricorrere per iscritto a: Ombudsman - Giurì bancario - Via IV Novembre, 114 - 00186 Roma mediante raccomandata A.R., specificando il contenuto della controversia ed allegando la necessaria documentazione.

Il Difensore Civico
Il Difensore Civico, un organo indipendente che fa da mediatore tra i cittadini e la pubblica amministrazione. Opera sul territorio ad ogni livello, comunale, provinciale e regionale ma non è presente una figura nominata sul territorio nazionale. I cittadini che vogliono far ricorso al Difensore civico devono rivolgersi al proprio Comune per la risoluzione dei nostri eventuali problemi se un ufficio pubblico, ad esempio,vi rifiuta la consultazione di documenti relativi a una pratica che vi interessa in prima persona o non vi fornisce informazioni sullo stato di avanzamento della stessa, se la Pubblica amministrazione vi si nega l’accesso agli atti o se avete difficoltà nell’utilizzare servizi comunali come l’asilo nido, e così via. In tali casi il cittadino può chiedere l’intervento del difensore civico, che chiederà informazioni, richiamerà i funzionari che hanno sbagliato e prenderà dei provvedimenti per fare in modo che i diritti dei cittadini siano tutelati. Il Difensore civico, inoltre, invita entro termini perentori ad intervenire adeguatamente sia per concludere il procedimento sia per correggere eventuali errori o promuovere eventuali azioni disciplinari.

L’Arbitrato e la Conciliazione
Arbitrato: è uno strumento con cui si risolvono le controversie civili e commerciali in alternativa alla via giudiziaria. La caratteristica fondamentale dell'istituto è che sono le parti a scegliere i soggetti che decideranno la loro controversia, gli Arbitri. La Conciliazione, poi, consente di gestire il problema di due parti che si trovano coinvolte in una controversia a carattere commerciale, per raggiungere una soluzione soddisfacente per entrambe
L’arbitrato e la conciliazione sono servizi svolti dalle Camere di commercio.L’arbitrato può essere fatto anche in materia condominiale con preventivo tentativo di conciliazione per tutte le controversie nascenti dal presente Regolamento condominiale e successivi patti, ivi comprese quelle tra condomini ed Amministratore nonché tra Amministratore e condomini.

domenica 11 maggio 2008

Comprare sfuso

Comprare sfuso aiuta l’ambiente e, “forse”, aiuterà anche il consumatore.


Cambia il modo di comprare, tutto sfuso dal latte intero ai detersivi, solo quello che é necessario, senza sprecare risorse inutili.
Il no-packaging va diffondendosi anche in Italia. Sull’esempio di Svizzera ed Austria, il Piemonte e la Lombardia hanno risposto concretamente con progetti finalizzati che hanno anche avuto il sostegno della grande distribuzione commerciale (Crai, Auchan, Panorama).
Anche grazie all’iniziativa dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio, i prodotti “alla spina” arrivano anche nei nostri supermercati. Latte crudo, detersivi, cereali, paste alimentari posti in speciali dispenser costruiti in materiali inalterabili per la massima igiene vanno conquistando spazio negli Eco-Point dei centri commerciali. Si può acquistare la quantità di prodotti che si desidera, senza sprechi e soprattutto, senza imballaggi, inutili e tanto dannosi per l’ambiente.
Comprando i prodotti sfusi si diminuisce drasticamente la produzione di imballaggi (plastica polistirolo, carta, ecc.) e di conseguenza il volume dei rifiuti, evitando la saturazione delle discariche e salvaguardando l’ambiente.
Altro vantaggio, non meno importante, è che il no-packaging permette di “saltare alcuni stadi della distribuzione commerciale con ricadute sicuramente positive sul livello dei prezzi al consumatore finale.
La strada è ancora in salita. Molto c’è ancora da fare.
Chi scrive ha visitato alcuni supermercati che hanno adottato il sistema di vendita “sfuso” ma ha dovuto, però, costatare che oltre ad alcuni problemi tecnici che dovranno meglio risolversi per rendere piu funzionale il sistema, i vantaggi sperati per il consumatore, in termini di prezzi piu’ bassi, non si fanno ancora sentire.
Nonostante tutto i prodotti sono piu’ costosi non solo di quelli di “marca” ma anche di quelli posti in offerta dal punto di vendita. Manca quindi, al di la dalla curiosità che destano le novità, il vero ed immediato incentivo per il consumatore sempre in cerca di concreti risparmi nella spesa quotidiana.
L'iniziativa, comunque, é buona e nel tempo risolverà tanti problemi che affliggono le nostre città. Va quindi decisamente sostenuta. Per individuare i punti di vendita della tua città che già adottano il sistema della vendita no- packaging, visita i seguenti siti:
ww.crai-supermercati.it/etica_e_ambiente/ecopoint.asp o
http://millebolle.iport.it/lazio.html


giovedì 8 maggio 2008

I consigli per vivere a lungo

 


 Niente pillole o intrugli: per campare 100 anni, e in ottima salute, basta seguire i consigli di uno studioso-viaggiatore.

Le ricerche. Gli scienziati che studiano l’invecchiamento hanno redatto un documento per avvertire l’opinione pubblica: nessun rimedio anti-età venduto sul mercato è in grado di esplicare la pur minima efficacia.

Un numero sempre maggiore di annunci pubblicitari si rivolge a clienti un po’ creduloni di tutte le età, invitandoli a rivolgersi a cliniche della longevità e vantando una base scientifica per le proprie linee di prodotti (come farmaci specifici, cocktails di vitamine o misture di ormoni). Intanto Internet permette ai venditori di mirabolanti elisir di lunga vita di raggiungere nuovi clienti con grande facilità. L’allungamento dell’aspettativa di vita media non è dovuto a qualche sostanza che abbia modificato il nostro corpo ma semplicemente i progressi della medicina e lo stile di vita più sano che hanno permesso di raggiungere il proprio potenziale termine di vita, quindi un limite già presente all’interno del patrimonio genetico.

Per capire quali fossero i segreti per avere una vita lunga e sana, Dan Buettner ha viaggiato 7 anni in giro per il mondo. È stato così che lo studioso, esploratore statunitense ha individuato quattro luoghi precisi in cui la gente arriva a 90-100 anni, in ottima salute sia fisica che mentale. Le aree piu “longeve” sono state trovate in Barbagia in Sardegna, nell'isola giapponese di Okinawa, nella comunità di avventisti del 7° giorno di Loma Linda in California e, infine, nella penisola di Nicoya in Costa Rica.

Le leggi d’oro. Osservando attentamente le abitudini dei “matusalemmi”,Buettner ha elaborato le regole d'oro. Innanzi tutto bisogna muoversi e acquisire uno stile di vita naturalmente attivo. Poi è bene seguire il detto giapponese "hara hachi bu", cioè "alzati da tavola con la pancia piena al1'80%". Sempre per quanto riguarda il cibo, Buettner consiglia di evitare la carne e i cibi con conservanti e di bere un po' di vino rosso ogni giorno.

Spirito e relax

Ci sono poi le regole "interiori". L'obiettivo è combattere lo stress. Come? Concedendosi il tempo per neutralizzare l'ansia e "diluendola" nel quadro generale delle cose. Poi ci sono famiglia e amici: farne una priorità e circondarsi dei cari è di per sé un elisir dilunga vita.

(Informazioni liberamente tratte da” Le Scienze )


martedì 29 aprile 2008



AUGURI ad Alessandra ed Alessio che hannno realizzato il loro sogno d'amore

(Vedi alcune altre foto)


giovedì 24 aprile 2008

Riconoscere la plastica

Riconoscere la Plastica

I contenitori di plastica per usi alimentari sono, ancora una volta, sotto accusa a causa della cessione di alcune sostanze tossiche presenti nel composto chimico organico, ad esempio il BPA (Bisfenolo) e DHA. Sulla effettiva tossicità, ed ancor di più, sulla natura cancerogena della plastica occorre precisare che da quanto è dato sapere dagli organi di informazione e dalle società scientifiche (che spesso riportano opinioni contrastanti), non esisterebbero prove concrete che potessono confermarne la loro pericolosità.

Agli inizi degli anni 80 il mondo scientifico riteneva che il PVC potesse causare particolari tumori al fegato nelle cavie ed anche negli uomini. Nel settembre del 2007 la CNN ha riferito la notizia che il PET, quello delle bottiglie di plastica, era causa non solo di gravi problemi ambientali ma di tumori mammari per via dei prodotti chimici ceduti.




Ecco un elenco dei principali materiali ed il loro utilizzo.




P.E.- Polietilene.

La troviamo nei sacchetti per la spesa e per la spazzatura, flaconi di shampoo, detersivo, ecc., teloni agricoli, taniche, tappi per spray, secchi per vernici e per la spazzatura. É un materiale riciclabile ma scarsamente degradabile. Il P.E. riciclato viene utilizzato per la realizzazione di contenitori per detergenti, tappi e pellicole per sacchi della spazzatura.

P.E.T. Polietilene tereftalato

Tipica plastica delle bottiglie d'acqua e di altre bevande gassate. Le sue caratteristiche sono la resistenza alla pressione che liquido esercita sull'involucro, nonché la sua trasparenza. Il PET viene prodotto al 100% con petrolio o gas naturale. Il PET è molto leggero infrangibile e riciclabile. Se riciclato viene utilizzato per la produzione di nuovi contenitori trasparenti per detergenti.

P.P. Polipropilene.

É impiegato nel settore medico (siringhe monouso), in quello degli elettrodomestici e per la fabbricazione di stoviglie e secchi per vernici e spazzatura. I principali tipi di manufatti in P.P. sono: bicchieri di plastica, yogurt, nastri adesivi, bottiglie.

P.S. Polistirene

E' una plastica che viene usata per i prodotti alimentari (contenitori monouso) e di imballaggio. Nella sua forma espansa è impiegato nell'edilizia per il suo potere isolante. I principali manufatti in P.S. sono: TV, telefoni, stoviglie astucci, scatole, sottotorte, contenitori per formaggi, vaschette per frigoriferi, giocattoli, pettini, articoli musicali, ecc.Non ha una rilevante possibilità di riciclaggio, ma il polistirene espanso (E.P.S.) viene riutilizzato in agricoltura per facilitare il drenaggio e come ausiliario della concimazione, oltre che nell'edilizia per la produzione di blocchi e imballaggi.

P.V.C. Cloruro di polivinile

E' il tipo di plastica più pericoloso. É un polimero con buona permeabilità all'acqua e ai gas, per questo è il più diffuso nelle applicazioni biomediche (fiale, sacche per drenaggi, cateteri, ecc.) e nel settore dell'edilizia. Viene utilizzato anche per bottiglie per bevande non gassate, flaconi di detersivo, shampoo, cosmetici, sacchetti della spesa, confezioni delle uova e dei cioccolatini. Per le sue caratteristiche il P.V.C. è difficilmente riutilizzabile. Uno smaltimento non corretto può essere molto pericoloso: la combustione del PVC libera composti cancerogeni a base di cloro (diossine e furani) e genera acido muriatico in forma gassosa, uno dei responsabili delle piogge acide.


Le bottiglie dell’acqua minerale sono di:

PVC, se noterete una linea di saldatura sul fondo:

PET se c’è un cerchietto in rilievo sul fondo, corrispondente al punto di iniezione del materiale.



giovedì 17 aprile 2008

Roma

“Roma è la capitale indiscussa del mondo”

(di Tonino Guglielmi)

Ricevo e con entusiasmo pubblico sul mio Blog questo atto d’amore del mio amico verso la sua città. Amore che Tonino eguaglia sola alla passione per la fotografia. Le sue indiscusse doti, abbinate alla perizia nell’utilizzare strumenti e tecnologie di avanguardia, ne fanno un vero maestro; un artista molto apprezzato nel giro dei suoi amici e delle sue conoscenze ma ancora poco conosciuto in quegli ambienti dove, di sicuro, potrebbe ricevere le meritate soddisfazioni per il suo impegno.

Invito, pertanto, i visitatori del mio Blog ad inviare un commento e, perché no, messaggi al “fotografo”.

(proprietà riservata)

lunedì 14 aprile 2008

'I Viceré ' di Federico de Roberto


Le recensioni delle mie ultime letture

'I Vicerè' di Federico De Roberto

'I Vicerè' narra la storia della nobile famiglia siciliana de gli Uzeda, discendenti dei vicerè di Spagna, nell'arco di tempo che va dai primi moti dell'isola alle elezioni del 1882. Gli Uzeda sono dilaniati da accaniti contrasti per motivi di interesse che oppongono il principe Giacomo, duro e avido, al dissoluto conte Raimondo, il cinico e corrotto don Blasco al nipote Ludovico, anch'egli monaco senza vocazione, e alla sorella, donna Ferdinanda. Il romanzo é ambientato nella Sicilia di fine Ottocento.

Al centro del libro, è la critica del trasformismo delle classi dirigenti radicate al potere e disposte, per mantenerlo, a cambiare spregiudicatamente bandiere e ideologie e a saltare sul carro del vincitore di turno; perfino delle rivoluzioni, se la posta in gioco è quella di vanificare il mutamento, di perpetuare il dominio.

Questi contrasti hanno per cornice i grandi avvenimenti dell'unità italiana.

Alle beghe di fratelli e parenti si aggiunge la lotta che tutti insieme sostengono per conservare gli antichi privilegi, per mantenere, nel rapporto tra sfruttatori e sfruttati, la parte dei dominatori: nonostante il naufragio di alcuni singoli come don Eugenio finito in miseria. Don Blasco è pronto ad approfittare della soppressione dei conventi per acquistare i beni degli ordini ecclesiastici. Il vecchio don Gaspare non esita a fingere simpatie liberali riuscendo a farsi eleggere deputato. Consalvo, l'ultimo degli Uzeda, si mescola a faccendieri e corruttori pur di farsi eleggere.

Il naufragio degli ideali della borghesia liberale è rappresentato idealmente dalla figura di Giulente, giovane patriota che nonostante il matrimonio con una Uzeda, non ottiene la sperata promozione sociale e risulta sconfitto alle elezioni politiche.

Attraverso le vicende degli Uzeda lo scrittore disegna un vasto affresco dell'aristocrazia siciliana nel momento del difficile passaggio dal regime borbonico alla nuova realtà sociale dell'Italia unita. Il romanzo, definito un crudo attacco alla classe alto-borghese della fine dell’Ottocento, è stato per anni vittima di ostracismo e di critiche diffamatorie, soprattutto perchè ritenuto anticlericale.

Di recente il romanzo “I Viceré” è stato rappresentato sul grande schermo dal regista Roberto Faenza con l’interpretazione superba di Alessandro Preziosi, Cristiana Capotondi, Lando Buzzanca, Lucia Bosè.

Le grandiose sceneggiature, richiamano il memorabile film "Il Gattopardo" il quale in molte parti sembra essere stato copiato.

mercoledì 9 aprile 2008

La sagra del carciofo setino

La sagra del “Carciofo setino”

Come ormai tradizione, il 6 aprile scorso a Sezze in provincia di Latina si è tenuta la sagra del carciofo. E’ stata una grande festa, giunta ora alla sua 39° edizione che ha coinvolto tutto il paese dai produttori alle associazione di volontariato ed ha attirato tanta gente da tutta la regione che non ha rinunciato al consueto appuntamento, affollando le vie del paese.

Gruppi folkroristici, stand gastronomici, esposizioni di prodotti di artigianato locale, hanno allietato la manifestazione.

Carciofi…carciofi…carciofi! Persino l’”Amaro al carciofo setino” ottenuto dalla lavorazione delle foglie fresche del nobile ortaggio.

Sezze vanta origini molto remote. Fu fondata dai Romani nel IV secolo a.C. e per tutto il periodo repubblicano fu un centro importante per la sua posizione strategica, molto vicina alla grande arteria di comunicazione tra Roma ed il Sud: la via Appia. Ben conservata è la sua struttura architettonica che ha visto le costruzioni romane sovrapporsi a quelle medioevali. Ancora intatta è la sua cinta muraria.

Che dire del protagonista della sagra, il “carciofo setino”? Ha un sapore delicato e gradevole. Ha una tipica fragranza ed una morbidezza nel “cuore” che lo rendono apprezzatissimo sulle tavole dei buongustai. E’ ottenuto da una graduale selezione di cardi unita ad un’accorta tecnica colturale. Il clima eccezionale della collina di Sezze, riparata a nord dai monti Lepini e riscaldata a sud dalla brezza del vicino mar Tirreno fanno il resto rendendo il prodotto unico.


Ho partecipato anch’io alla manifestazione ricordando la mia prima visita alla Sagra del Carciofo nel 1970. Era alla seconda edizione, l’entusiasmo era lo stesso ma tutto allora sembrava diverso, la gente, il grande falò in piazza, i pastori con le tipiche cioce che suonavano le ciaramelle e … tanti … tanti anni in meno!

lunedì 7 aprile 2008

Un esempio di comunicazione efficace


Un esempio di comunicazione ... efficace




martedì 1 aprile 2008

Nomofobia


Nomofobia

ovvero la paura di restare senza cellulare.

Ora le mie osservazioni sull'uso del cellulare contenute nel mio racconto pubblicato su questo blog il 9 novembre 2007 (Leggi l'articolo) ha una base scientifica! L’Agenzia ANSA del 31 marzo 2008 riporta la notizia che il Dipartimento per la telefonia del Regno Unito ha commissionato all’agenzia You Gov una ricerca sull’utilizzo ormai tanto diffuso del telefono cellulare. La sindrome, perché di una vera e propria sindrome si tratta, consiste nella paura di non essere raggiungibile, di essere solo e non poter comunicare. L’espressione nomofobia è stata coniata dai ricercatori britannici con l’abbreviazione di “no mo…bile fobia” La ricerca effettuata mediante l’intervista di più di 16.500 persone ha concluso che soffrono di nomofobia il 53% del campione costituito da utenti di telefonia cellulare. Secondo il sondaggio, questa sindrome colpisce più gli uomini (58%) che le donne (48%). Oltre il 20% dei 2.163 interpellati dice di non spegnere mai il telefono, e uno su dieci ha detto che il proprio lavoro obbliga a essere sempre raggiungibili. Tuttavia, per il 55% l'urgenza di avere il cellulare sempre acceso e al proprio fianco è legata all'essere sempre in contatto con amici e familiari. Il 9% degli intervistati infine precipita in uno stato di profonda ansia quando spegne il cellulare.

lunedì 17 marzo 2008

Craco in Basilicata

"CRACO, sprofondata su se stessa, ma non nell’oblio …"

Il borgo antico di Craco (prov. Matera – Basilicata) continua a suscitare l’interesse di turisti e visitatori che ne sfidano la fatiscenza, attratti dai dirupi, dalle voragini, dagli anfratti, dalle finestre sbattute dal vento e dagli ambienti diroccati, valorizzati da toni, colori, luci e ombre che disegnano la natura di un paesaggio già di per se mozzafiato.

Il numero di National Geographic di marzo 2008, attualmente in edicola, pubblica l’interessante reportage sull’affascinante storia di un fiorente paese sprofondato, abbandonato e costretto a modificare la sua identità.

Nei primi anni del 1960 una grande frana provoca ovunque smottamenti, cedimenti strutturali e crolli. Il paese nel giro di pochi giorni è del tutto abbandonato.
Un esodo biblico, l’addio alle cose più care, alle case degli avi, ai ricordi di una vita. Destino crudele!

Ho udito storie tristissime: portavano via con sé i propri morti, lontano in luoghi più sicuri in cerca di una pace che non avrebbero più avuta.

Le cose ancora non sono state completamente accertate. Forse la costruzione dell’acquedotto che ha causato grosse infiltrazioni negli strati argillosi del sottosuolo, forse il bradisismo provocato dagli scavi di pozzi per l’estrazione del gas metano dalla vicina Ferrandina. Forse, chissà, il destino che si accanisce sempre sugli stessi: gli stessi a cui l’alluvione del 1979 ed il terremoto del 1980 dovrà dare il colpo di grazia.

Da un po’ di tempo, però, Craco grazie al suo fascino di città “morta” ha destato l’interesse di registi e cineasti che in quei posti diruti hanno registrato scene di film di grande successo.Francesco Rosi girò parte di “Cristo si è fermato ad Eboli”; i Fratelli Taviani, il “Il sole anche di notte”, Lina Wertmuller , “Ninfa Plebea” e più di recente Mel Gibson ha girato scene dell’impiccagione di Giuda.

In conclusione, Craco non vuole sprofondare del tutto e la Basilicata, cuore segreto del profondo Sud di Italia, fa bene a considerarlo un ricco giacimento culturale più che quelli di petrolio della Val d’Agri che tante speranze per lo sviluppo di quella terra avevano suscitato.

lunedì 10 marzo 2008

Proverbio di Scanno


Fatte curagg’e che la v’ernata pass'e e vene magg’e.
(proverbio di Scanno )
L'uomo dà il meglio di sé quando è stimolato dalla speranza d'un premio, dalla paura dell'insuccesso e dalla luce di una stella.

Chiacchiaracchià


C H I A' C C H I A R A C C H I A'

La conversazione si interruppe, questa volta bruscamente. Ero in ritardo e dopo essermi scusato lo salutai cordialmente con la consueta pacca sulla spalla. Gli dissi che il treno sarebbe partito di lì a poco e che avremmo potuto continuare la conversazione la mattina dopo.

Mi sembrò contrariato, avrebbe voluto parlarmi ancora, ma si rassegnò e ricambiò il saluto. Poi voltatosi aggiunse: “Stai tranquillo, non appena torno a casa lo farò, te lo prometto”.

Ebbi allora la conferma di essermi imbattuto ancora una volta nel solito chiàcchiaracchià.

Ormai li riconosco a fiuto, non posso sbagliare, nè conosco le abitudini, le fattezze e perfino il tono della voce.

Che cosa è un chiàcchiaracchià? Anzitutto vi dico cosa non è. Un chiàcchiaracchià non è un semplice chiacchierone, come si sarebbe portati a credere, E’ un tipo dalla psicologia molto più complessa. Non è nè un personaggio mitologico, nè un oggetto misterioso, un Ufo o il parto della fantasia fervida di qualche pennivendolo da strapazzo.

Non lasciatevi ingannare, il chiàcchiaracchià non ha nulla a che vedere neanche con il famoso “sarchiapone” uscito dall’ultracelebre scketch dell’attore Walter Chiari negli anni d’oro della patria tivvù.

A ben vedere uno chiàcchiaracchià qualcosa forse in comune lo ha con il “quaquaraquà”.

Leonardo Sciascia afferma per bocca di don Mariano, che aveva a suo dire una certa pratica nell’ interpretare il mondo dei sentimenti, delle leggi e dei rapporti umani, che gli uomini si dividono in cinque categorie diverse. L’ultima è quella dei quaquaraquà.

Ma no, per carità non fraintendete, il chiàcchiaracchià è diverso. Egli è in fondo un bravuomo, non è per nulla cattivo.

E’ una persona che parla, parla, parla, che apre la bocca e gli dà fiato, che ama ascoltare la propria voce. Una persona che è pronta a darti sempre ragione ed a prometterti quello che tu non gli hai mai chiesto e quello che sa che non potrà mantenere. Ti dice che conosce mari e monti, chi fa il bello ed il cattivo tempo e che spontaneamente si prodigherà per te e ti farà avere un posto migliore, un posto dove si guadagnano tesori senza doversi dare la pena di svegliarsi all’alba e recarsi a questo straccio di lavoro pigiati come sardine su un treno pendolari delle Laziali.

Il chiàcchiaracchià è una persona che passa di argomento in argomento, di palo in frasca, di punto in bianco. Con lui hai sempre bisogno di ricapitolare, di chiedergli timidamente: “ ... allora come rimaniamo?” “ ... allora ci pensi tu?” .

Vuoi la prova che sia un chiàcchiaracchià vero? Prova a telefonargli qualche giorno dopo. Immancabilmente ti diranno che è fuori stanza, che è in riunione, che ha avuto dei contrattempi, che è emigrato nel paese di Vattelappesca.

Un chiàcchiaracchià è una persona dalle straordinarie capacità. Uno che riesce a narrarti in pochi minuti la storia della sua vita. In pochi minuti, però se ne avesse a disposizione di più lo farebbe con maggiore facondia, con maggiore ricchezza di particolari, con termini più appropriati.

Ti racconterà per filo e per segno del suo ultimo viaggio nei Caraibi, sì proprio quel viaggio che gli è costato un occhio della testa, ti parlerà della sua macchina dalle prestazioni eccezionali, unica, senza eguali sui mercati europei e nordamericani. Lui l’ha pagata tutta in contanti per risparmiare sugli interessi della rateazione ed ottenere uno sconto strabiliante. E poi vuoi mettere la scocciatura di ricordarsi ogni mese la rata da pagare.

Nonostante tutto il chiàcchiaracchià non lo fa con nessun secondo fine, non certo per mettere a disagio te che con la tua Panda seminuova sei riuscito a mala pena ad arrivare a Torvaianica per trascorrere dieci giorni a ferragosto nella Pensione Laura, ... mezza pensione ed uso di ombrellone.

Un chiàcchiaracchià è bravo, è sempre il più bravo. E’ furbo, è sempre il più furbo!

Di fregature ne ha prese anche lui, lo ammette lealmente, ma quelle non potevano proprio essere in alcun modo evitate. Lui pero, lo chiàcchiaracchià, ne ha limitato i danni, anzi se vogliamo, un certo beneficio ne ha pure tratto. Certo chissà cosa sarebbe successo in circostanze analoghe ad un comune mortale. Le conseguenze sarebbero state di sicuro fatali.

E le sbronze??

Ho conosciuto, tanti anni fa, un chiàcchiaracchià astemio che sosteneva che una sbronza colossale l’aveva presa pure lui. Ma con l’acqua.

Con l’acqua??.

Sissignori proprio con l’acqua!.

E giù con la sua teoria scientifica mai udita prima. Una teoria fatta di diluizioni di sangue, di minore irrorazione del cervello e cosi via fino in fondo nell’ebbrezza più completa. (di Pino Ferrara -Nov. 1999)

giovedì 31 gennaio 2008

Juan Carlos Miraglia

Juan Carlos Miraglia
un artista argentino figlio di emigrati italiani.

Juan Carlos Miraglia è stato uno dei più importanti pittori argentini, figlio di emigrati italiani provenienti dalla Basilicata (San Chirico Raparo).

Nacque nella città di Azul, provincia di Buenos Aires, il 12 settembre del 1900 e morì l’otto giugno 1983 nel rione di Saavedra, Capitale federale.

Trascorse parte della sua infanzia in Basilicata con la sua famiglia, restandovi per circa dieci anni, successivamente ritorna in america stabilendosi a Bahìa Blanca.
In questa città inizia la sua carriera di decoratore, poi di disegnatore e di pittore collaborando con i laboratori di artisti già affermati. Successivamente collabora come illustratore con il giornale locale “La nuova Provincia”.
A lui si devono i primi tentativi di dar vita al Museo delle Belle arti di Bahìa Blanca, avendone ricevuto l’incarico di suo primo conservatore e segretario.

Nel 1930 rientra in Italia per ragioni di studio. In quegli anni a Napoli sposa una giovane donna di San Chirico Raparo.

Fu in quegli anni, con precisione nel 1934 che Juan Carlos Miraglia vinse a Roma il 1° premio (medaglia d’oro) del Ministero degli Esteri – Italiani nel Mondo per il “Certamen di arte internazionale”.
In Argentina è stato scenografo del Teatro C. Colombo dal 1936.

Dal 1940 intensa è stata la sua attività di artista. Ha ricevuto riconoscimenti da istituzioni argentine e sponsorizzazioni da banche sudamericane. Ha esposto le sue opere nei principali musei e gallerie d’arte del Sudamerica, ha promosso iniziative culturali ed esposizioni internazionali in tema di pittura, scultura ed arti figurative.

Dal 1962 al 1963 ritorna in Italia ed espone le sue pitture in mostre personali e collettive in città della Francia, Inghilterra, Spagna e nel resto d’Europa. In quel periodo realizzò piacevolissimi paesaggi dei paesi dove si soffermava: San Chirico, Calvera, Chiaromonte.







Hanno scritto di lui:

“ Nei suoi paesaggi Juan Carlos Miraglia ottiene e crea la sua vera poesia: nella tristezza infinita del paesaggio suburbano o nella desolazione opaca della periferia che il pittore mostra la sua grande anima di poeta tormentato” (Manuel Enrique Ortega).

“Nelle sue opere (presenti nella galleria d’arte Nexo – 1968) si riesce a scorgere si e no – tolto qualche esempio retrospettivo come in Casas de la Boca o in Lo scultore stagnaro - un minimum di rappresentazione, lasciando, cioè, un campo più ristretto al duplicato della trasposizione e uno assai più ampio della realtà formale” (Juan Bay).

“La sua naturalezza, insomma, per Juan Carlos, non è che una fonte di suggestioni e la pittura un linguaggio. Il suo linguaggio pittorico non può che adattarsi all’imitazione servile delle apparenze materiali, ma ricorre a semplificazioni e trasfigurazioni di gran forza espressiva ed a un deciso accento personale”(Rivista Continente Maggio 1950).

“Juan Carlos Miraglia, qui se si vuole, una legenda; una vita consacrata all’arte, alla pittura; con la sua mente lucida e la sua sicurezza che lo caratterizzò durante tutta la sua vita e insieme indifferente alla meschinità di chi é sempre disposto a porre intoppi alla volontà ed all’onestà della difficile arte della pittura” (Tito Berardinelli – Omaggio postumo a Juan Carlos Miraglia).

Vedi altre immagini delle opere di Juan Carlos Miraglia

Informazioni sulla vita ed opere dell'artista sono tratte dal sito www.galarroio.com; ulteriori notizie sono state attinte direttamente da discendenti di JCM; tutte le immagini, tratte da siti web. utilizzate unicamente con lo scopo di diffondere la conoscenza dell'autore.



lunedì 7 gennaio 2008

Lo Stendardo di Lepanto


Gaeta, finalmente restaurato lo Stendardo della Battaglia di Lepanto.

Un invito a visitare il Museo diocesano di Palazzo De Vio di Gaeta, dove di recente è tornato ad essere esposto il prezioso Stendardo di Lepanto del 1571 restaurato a cura della Sopraintendenza ai Beni artistici del Lazio.

Lo Stendardo attribuito a Girolamo Siciolante di Sermoneta e’ una tempera su tela raffigurante il Crocifisso tra i santi Pietro e Paolo. Già collocato sull'altare maggiore nella Cattedrale della stessa città, e' un cimelio storico della cristianità. Fu issato sull'albero della nave ammiraglia della flotta pontificia, comandata da Marcantonio Colonna, salpata e rientrata dopo la vittoria di Gaeta, a protezione della Santa Alleanza contro le navi turche da anni depredavano e razziavano le coste del Mediterraneo, arrivando persino ad assediare Vienna nel 1529. Il vessillo in seta cremisi, con in basso la scritta in oro “In hoc signo vinces”, fu donato alla città, della quale ornava l'altare maggiore del Duomo fino al 1976, anno del suo primo restauro.

Oltre alla prezioso Vessillo, il Museo Diocesano raccoglie dipinti su tela e su tavola dal secolo XIII al primo decennio della seconda metà dell'Ottocento. Le opere sono tutte provenienti dalla Cattedrale e da altre chiese chiuse al culto. Nella pinacoteca sono esposte molte opere di cui sono noti gli artisti quale quelle di Giovanni da Gaeta (seconda metà del sec. XV), di Scipione Pulzone e Sebastiano Conca. Le sale del museo, inoltre, sono arricchite dai dipinti di Riccardo Quartararo, Teodoro d'Errico Fiammingo, Giacinto Brandi, Luca Giordano, ed altri.

Per saperne di più visita:

http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=26527

http://it.wikipedia.org/wiki/Stendardo_di_Lepanto