lunedì 28 novembre 2016

Il Circo Massimo e la Torre Moletta




 Una bellissima visita domenicale in città ha offerto un’immersione nella storia di Roma e l’incontro imprevisto di un falco, forse un lontano discendente di ben più illustri rapaci che qui erano di casa e a completo loro agio. (vedi le altre foto in fondo).
 Nell’ampia spianata della Valle Murcia ai piedi, da un lato, del colle Palatino e, dall’altro, dell’Aventino, sorge l’area archeologica del Circo Massimo.
Esso fu fondato da Tarquinio Prisco e costituisce il più grande edificio per lo spettacolo dell’antichità. Qui si svolgevano manifestazioni pubbliche di ogni tipo, competizioni ippiche, cacce con animali esotici, rappresentazioni teatrali, processioni religiose e trionfali. Si estendeva su un area di 600 mt. per 200, con una capacità di 250.000 posti. Fu completamente distrutto nel 64 d.c. dall’incendio di cui fu incolpato (ingiustamente?)  Nerone. Egli stesso, però, qualche decennio dopo lo ricostruì parzialmente.
Il Senato, per la celebrazione della vittoria di Vespasiano e Tito, dotò lo stadio di un arco a tre fornici. Dell’arco trionfale si sono salvate dalle ingiurie del tempo qualche tronco di colonna ed alcune lastre di marmo che recano ancora indecifrabili iscrizioni
Sul lato curvo dove sorgeva la cavea, oggi svetta una costruzione medioevale: la Torre Moletta. Fu chiamata così perché ad essa fu addossato uno dei tanti mulini che sorsero nell’area de circo per sfruttare per le loro macine la corrente delle ruscello detto Acqua Mariana il cui corso, nel XIII secolo, fu convogliato nell’area del circo.
Ai piedi della Torre sono oggi visibili gli unici reperti del Circo Massimo: le gradinate della cavea con ambienti affiancati, in origine di tre piani. Verso l’esterno sono i resti della strada basolata che girava intorno a tutta l’area nonché una grande vasca in travertino forse utilizzata come abbeveratoio, ed alcune stanze utilizzate come botteghe, lavanderie o locande.

 

mercoledì 2 novembre 2016

2 Novembre - Riflessioni




Ognuno sta solo sul cuor della terra
trafitto da un raggio di sole
ed è subito sera
(Salvatore Quasimodo)



martedì 1 novembre 2016

Un'altra attrazione a Gaeta


 


Inaugurata la tanto attesa "Fontana artistica" sul centralissimo lungomare Caboto.
Ad ornamento della fontana, che con giochi d'acqua ed effetti luminosi arricchisce ed esalta il già spettacolare paesaggio urbano, è posta la scultura di San Francesco che predica ai gabbiani, opera dell'artista Ruggero Di Lollo. La scultura in bronzo dorato, si ispira celebra la storica visita che il santo fece alla città nel 1202.
Il sindaco Mitrano ha "tagliato il nastro" alla presenza di un'imponente folla di cittadini (si stima circa 2000) e delle autorità civili e religiose, oltre agli esponenti politici locali.







giovedì 27 ottobre 2016

IL CENTRO CONGRESSI DELL’EUR - LA NUVOLA DI FUKSAS



 

 Il Centro Congressi dell’Eur è ora una realtà. Dopo 18 anni saraà finalmente inaugurata la Nuvola, creazione dell’architetto Massimiliano Fuksas con la collaborazione di Doriana Fuksas.

Il progetto fu assegnato all’archistar nel 1998 a conclusione di un concorso del Comune di Roma a cui, per la verità, parteciparono pochissimi altri concorrenti, forse perchè perplessi sulla fattibilità di un’opera di tali dimensioni e complessità. Il nuovo centro diventerà, insieme all’edificio già esistente realizzato da Alberto Libera, il fulcro del sistema congressuale di Roma.


 Pochi dati ma significativi per illustrare la grandiosità dell’opera: il Centro sorge su un’area di 27000 mq tra Viale Europa,Viale Colombo e Viale Asia, è una struttura di 58.000 mq dimensionata per accogliere 10.000 persone. E’ previsto un albergo di 600 stanze ed un auditorium di 1.800 posti, due sale congressi rispettivamente di 5.000 e 3.000 mq. da adibire a mostre temporanee.

L’edificio che accoglie la Nuvola è una semplice (per modo di dire) scatola, un parallelepipedo di acciaio largo 75 mt., lungo 198 mt. e largo 30 mt. La Nuvola, invece, è realizzata in acciaio e teflon e, sostenuta da una fitta maglia di nervature di acciaio, e’ sospesa a mezz’aria tra il pavimento e il soffitto, all’interno dell’edificio- involucro, la quantità di acciaio che possiede è 3 volte quella utilizzata nella realizzazione della Torre Eiffel. Costo 239 milioni di euro contro 275 previsti dalla gara d’appalto.
Roma ora può contare su un adeguata struttura capace di dare una risposta alla crescente domanda di turismo congressuale con notevoli ricadute sull’economia della città; un’opera architettonica che insieme all’Auditorium di Renzo Piano, al MAXXI di Zaha Hadid, ad un secondo Auditorium in fase di realizzazione da parte di Paolo Portoghesi ed il rifacimento dei Mercati Generali ad opera di Rem Koolhass fa ripartire un ciclo di grande architettura contemporanea a Roma riportandola al livello delle principali capitali europee.


 Una grande realizzazione, dunque, ma l’architetto è amareggiato per la fredda accoglienza della conclusione della sua creatura dovuta a ragioni certamente a lui non imputabili. Anche scarsa è la pubblicità che è stata data all’annuncio dell’inaugurazione sabato 29 c.m.

Nel corso di un’intervista all’agenzia Ansa Fuksas in data 25 ottobre 2016 ha così espresso la sua amarezza: “Non so nemmeno se ci sarò all’inaugurazione, non so cosa ci sarà, non lo sa nessuno, sembra un mistero “. A chi gli chiedeva se avesse in programma altri progetti per Roma, ha risposto “Mi volete male! No, e no, non ho altri 18 anni da aspettare. Per nessuna delle opere che ho realizzato in tutto il mondo- ha aggiunto- ci sono voluti 18 anni, nessuna”.(fonte Ansa).



Grandi ed importanti opere, l’architetto Fuksas ha realizzato in tutto il mondo, opere che riflettono la sua concezione di architettura intesa come forma d’arte in cui esprimere il proprio senso del bello. L’artista nel rispondere ai bisogni concreti della città deve anche saperne interpretare il “cuore” che si nasconde nelle sue pieghe, nei suoi interstizi, nei suoi flussi e tensioni di energie. Egli, nel rispondere alle richieste della sua committenza, deve saper anche rischiare nell’offrire soluzioni tecniche all’avanguardia che possano rendere le nostre città vivibili.
Il maestro crede che l’architettura che diventa autoreferenziale, copiando se stessa non comunica più nulla. E’ necessario, dunque, un processo inverso,mettere in discussione convenzioni e formalismi radicati. Il risultato è un’architettura nuova e anticonvenzionale la cui vera innovazione sta nel processo creativo.
Nelle sue opere Fuksas usa soluzioni spettacolari e suggestive; utilizza materiali inusuali che contribuiscono a rendere lo spazio fluido e immateriale, resine epossodiche lucidissime che spandono una diffusa luminosità delle superfici, vetri colorati, teflon, essenze legnose particolari e naturalmente vetri e acciai speciali che sostenegono le strutture con fitte maglie di nervature.





venerdì 21 ottobre 2016

Una gita a Sulmona e dintorni (23-25 agosto 2016)






Sulmona sorge nella magnifica conca della Valle Peligna. E’ una delle più vivaci e gradevoli cittadine abruzzesi, notevole per i suoi edifici monumentali e per un importante tessuto urbano di rilevante interesse artistico e ambientale.
E’ patria di Publio Ovidio Nasone, grande poeta latino delle Metamorfosi, contemporaneo di Orazio e Virgilio, che cantò nei Carmi le sue origini "Sulmo mihi patria est" (1) da cui l'acronimo SMPE posto nello stemma della città e su molti dei suoi monumenti tra i più antichi.



Tra le tante Chiese e monumenti, quello che ha colpito particolarmente il mio interesse è stato l’Acquedotto.
Costituito da una magnifica sfilata di 21 arcate con arco a tutto sesto, attraversa gran parte del centro storico. Fu voluto dall’imperatore Federico II per portare l’acqua in città e venne terminato nel 1256; la data è riportata sul pilone terminale dove si apre una bellissima fontana la cui acqua offre ristoro nella calura estiva.
L’Acquedotto delimita su un fronte la grande piazza Garibaldi che ha come sfondo, come in una scenografia teatrale, l’imponente montagna del Morrone. 



Sulmona è conosciuta come la Città dei confetti. L'origine della loro caratteristica lavorazione si perde nella notte dei tempi. Presso la storica fabbrica di Pelino, che ha punti di vendita ad ogni angolo della città, è visitabile il Museo dell’Arte e della tecnologia confettiera con annesso un laboratorio settecentesco dove sono esposti antichi strumenti e macchinari, necessari per la lavorazione dei confetti. Questi vengono presentati in fantasiose composizioni che, esposte nelle vetrine dei negozi, arricchiscono con i loro colori il già ricco e piacevole paesaggio urbano.




                                      

A pochi chilometri dalla piacevole Sulmona, percorrendo la strada statale n. 17, si incontra il pittoresco borgo di Pettorano sul Gizio.
L’imponente castello Cantelmo, la possente cinta muraria, la struttura urbanistica del paese, caratterizzata da piazzette, angusti vicoli e ripide scalette che conducono a valle, svelano l’origine medioevale del borgo che, nel XVII secolo, visse e subì le lotte fra Svevi e Angioini fino all'avvento dei Cantelmo, potente famiglia abruzzese, che possedette per secoli tale importante feudo; la sua ricchezza derivava dalla presenza del fiume Gizio che forniva (e fornisce tuttora) la Valle Peligna di abbondante acqua potabile e dei numerosi opifici e mulini che utilizzavano la forza dell'acqua per far muovere turbine, macine, frantoi e filande. 


Oggi nella valle ha sede un museo dedicato all’acqua nelle sue molteplici forme ed usi, un parco di Archeologia Industriale, un laboratorio multidisciplinare a cielo aperto che custodisce gli opifici ben restaurati in un ambiente suggestivo dal punto di vista naturalistico e culturale. I sentieri, che si snodano a fianco dei canali che convogliano le acque ai mulini, diventano altrettanti percorsi didattici con strutture informative e didascaliche che illustrano la storia e la natura del luogo.
Nel parco si alternano aree di sosta e ricreazione, tra lo scintillio delle acque fluviali e romantici ponticelli, e spazi destinati ad attività culturali, rappresentazioni teatrali e concerti.






Nel corso del breve periodo di visita a Sulmona, ho avuto modo di gustare ed apprezzare la cucina abruzzese, legata alle tradizioni gastronomiche e caratterizzata da sapori forti, robusti e molto speziati.
I famosi maccheroni alla chitarra, conditi con diversi e particolari sughi, gli arrosti e le carni alla brace tra cui gli arrosticini,  vengono serviti dai ristoranti locali annaffiati dal Montepulciano d´Abruzzo, ritenuto uno dei vini più conosciuti d´Italia.

Note
(1)
La frase è riportata da Ovidio, nell'opera Tristia, Libro III, Elegia X, vv. 3-4.