Sanctus Clericus de Valle Sinni era già abitato sin dai sec. VII-VI a. C., in località Noceto e Galdo, da popoli italici che subirono l’influsso delle colonie greche del litorale ionico. All’epoca il suo nome era Polisandra, di chiara derivazione greca. Distrutto dai Romani venne riedificato nell’attuale sito intorno al VI-VII sec. d.C. In epoca longobarda faceva parte del Ducato di Benevento e sotto i Bizantini del Comprensorio del Mercure. Nel X sec. vi si impiantò una Comunità di monaci di rito greco che costruirono l’Abbazia di S. Angelo.
Infeudato dai Normanni vide come suo primo Signore Odobono Manco o Manchisio, forse figlio di Ruggero il Normanno. In epoca sveva Federico II lo diede in dono, insieme a S. Martino, alla sua damigella Guida de Dragonibus quale dote per il matrimonio con Ugo Sanseverino di Chiaromonte. Confiscato a seguito della congiura di Capaccio, nel 1267 venne restituito da Carlo I d’Angiò ai Sanseverino che lo tennero, con alterne vicende, sino al 1524, anno in cui Alfonso lo vendette ai Carafa di Stigliano. Nel 1682 Nicola Carafa-Guzman fu costretto a vendere S. Chirico, per i debiti contratti, a Giovan Battista Spinelli che a sua volta lo rivendette, tre anni dopo, ai Pignatelli di Marsiconuovo.
Sotto questi ultimi il Comune rimase sino al 1806, anno di abolizione del regime feudale.
L’ultimo dei Pignatelli, Girolamo, per aver aderito alla Rivoluzione Napoletana del 1799, si vide confiscato il Feudo. Suo braccio destro a S. Chirico e nella zona fu il suo agente dott. Giuseppe Magaldi. Sul fronte opposto si segnalò (ricevendo dal Ruffo le insegne di Comandante in capo) il dott. Filippo Maria Durante.
Attivo centro politico nel periodo risorgimentale, si distinse per l’azione di Cortesani Giuseppe e i fratelli Magaldi (1848), Borneo Francesco e Nicola Maria Magaldi (1860).
Il brigantaggio successivo all’unità d’Italia vide coinvolte anche alcune persone del posto tra cui: Borneo Vincenzo, Corvino Giuseppe (alias Sciummutiello) e Rinaldi Giuseppe.
Decimata la popolazione dalle ondate migratorie successive, il Comune di S. Chirico Raparo ha sofferto per decenni una marcata emarginazione, interrotta solo in questi ultimi tempi dal nuovo raccordo stradale con la fondovalle dell’Agri.
tratto da: http://www.basilicata.cc/chiese/schiricor/Tscritto/schirico.htm
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