“Amarcord”: la Fiera di San Vito.
Anche
quest’anno il 18 Agosto si è tenuta a San Chirico Raparo (Pz) la tradizionale fiera di San Vito;
in origine mercato del bestiame e dei prodotti dell’agricoltura, è man mano
divenuto l’appuntamento d’obbligo per gli abitanti del piccolo ed incantevole
paese alle pendici del monte Raparo ma anche dei tanti compaesani qui venuti
per un periodo di ferie e che ogni anno attendono questo momento per fare un
tuffo nei ricordi di un tempo passato.
La fiera costituiva un importante momento in cui contadini e pastori, dopo il raccolto del
grano ed a conclusione dell’annata agraria, si incontravano sotto la svettante
Torre di San Vito per scambiare i frutti del loro lavoro. Era questo il momento
della vendita degli animali non più necessari ai lavori dei campi e, con il
ricavato, potevano approvvigionarsi di tutto ciò che necessitava per la nuova
annata agraria- attrezzature, nuovi e più giovani animali, sementi ecc.
La fiera di
San Vito era un giorno di festa; la si attendeva tutto l’anno e puntualmente
arrivava, preannunciata già nella notte precedente dallo scampanellio di bestie
in transito e dalle nenie dei pastori accompagnate dal suono dei loro
organetti. Ognuno si affrettava ad occupare i posti
migliori. Si vendeva di tutto: animali di ogni genere, attrezzi agricoli,
indumenti da campagna. Gli ambulanti, poi, facevano a gara a vendere formaggi
locali, soffritto, vino e quant’altro.
Per noi
ragazzi era un momento di baldoria – ci rincorrevamo tra papere schiamazzanti e
maiali spaventati. Soprattutto, era il momento delle enormi angurie di Giovanni
il siciliano. Si acquistava per poche lire un grosso esemplare e lo si
consumava sotto la grande quercia nei pressi della masseria di San Vito. La
succosa fetta di anguria attenuava l’arsura determinata dalla canicola agostana
ed il ricordo di quel momento di gioia e convivialità si sarebbe stampato
indelebilmente nei nostri ricordi.
Anche
quest’anno sono ritornato alla Fiera di San Vito con la celata speranza che
qualcosa fosse cambiato. Da ormai troppo tempo, infatti, la fiera è diventata
un qualcosa di irriconoscibile per chi ha serbato il ricordo di quei tempi. Niente
più asini, cavalli, buoi, capre, galline, papere. Niente più attrezzi agricoli.
Neanche le succose angurie di Giovanni il siciliano! Solo cineserie,
paccottiglie e ferramenta varie, DVD, magliette e jeanseria.
Come salvare la Fiera di San Vito da un
destino ormai segnato?
Una
idea l’avrei: perché non trasformarla in un’esposizione dell’artigianato del
comprensorio aperto ai tanti artigiani che cercano di salvaguardare delle
abilità che stanno scomparendo - ricami, intagli, manufatti in ceramica o in
vimini? Nello stesso tempo si dovrebbe limitare la partecipazione alla fiera ai
venditori di “banalità” sovrabbondanti in qualsiasi mercato.
Nessun commento:
Posta un commento