sabato 18 agosto 2012

Amarcord: la Fiera di San Vito

“Amarcord”: la Fiera di San Vito.


 
Anche quest’anno il 18 Agosto si è tenuta a San Chirico Raparo (Pz) la tradizionale fiera di San Vito; in origine mercato del bestiame e dei prodotti dell’agricoltura, è man mano divenuto l’appuntamento d’obbligo per gli abitanti del piccolo ed incantevole paese alle pendici del monte Raparo ma anche dei tanti compaesani qui venuti per un periodo di ferie e che ogni anno attendono questo momento per fare un tuffo nei ricordi di un tempo passato.
La fiera costituiva un importante momento in cui  contadini e pastori, dopo il raccolto del grano ed a conclusione dell’annata agraria, si incontravano sotto la svettante Torre di San Vito per scambiare i frutti del loro lavoro. Era questo il momento della vendita degli animali non più necessari ai lavori dei campi e, con il ricavato, potevano approvvigionarsi di tutto ciò che necessitava per la nuova annata agraria- attrezzature, nuovi e più giovani animali, sementi ecc.
La fiera di San Vito era un giorno di festa; la si attendeva tutto l’anno e puntualmente arrivava, preannunciata già nella notte precedente dallo scampanellio di bestie in transito e dalle nenie dei pastori accompagnate dal suono dei loro organetti.  Ognuno  si affrettava ad occupare i posti migliori. Si vendeva di tutto: animali di ogni genere, attrezzi agricoli, indumenti da campagna. Gli ambulanti, poi, facevano a gara a vendere formaggi locali, soffritto, vino e quant’altro.
Per noi ragazzi era un momento di baldoria – ci rincorrevamo tra papere schiamazzanti e maiali spaventati. Soprattutto, era il momento delle enormi angurie di Giovanni il siciliano. Si acquistava per poche lire un grosso esemplare e lo si consumava sotto la grande quercia nei pressi della masseria di San Vito. La succosa fetta di anguria attenuava l’arsura determinata dalla canicola agostana ed il ricordo di quel momento di gioia e convivialità si sarebbe stampato indelebilmente nei nostri ricordi.
Anche quest’anno sono ritornato alla Fiera di San Vito con la celata speranza che qualcosa fosse cambiato. Da ormai troppo tempo, infatti, la fiera è diventata un qualcosa di irriconoscibile per chi ha serbato il ricordo di quei tempi. Niente più asini, cavalli, buoi, capre, galline, papere. Niente più attrezzi agricoli. Neanche le succose angurie di Giovanni il siciliano! Solo cineserie, paccottiglie e ferramenta varie, DVD, magliette e jeanseria.






Come salvare la Fiera di San Vito da un destino ormai segnato?
Una idea l’avrei: perché non trasformarla in un’esposizione dell’artigianato del comprensorio aperto ai tanti artigiani che cercano di salvaguardare delle abilità che stanno scomparendo - ricami, intagli, manufatti in ceramica o in vimini? Nello stesso tempo si dovrebbe limitare la partecipazione alla fiera ai venditori di “banalità” sovrabbondanti in qualsiasi mercato.










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