mercoledì 13 marzo 2013

La Decrescita felice

Serge Latouche


La "DECRESCITA FELICE" salverà il Pianeta dalla catastrofe.



Serge Latouche, economista e filosofo di fama internazionale, è uno dei principali fautori della teoria della Decrescita, ossia la riduzione  programmata, controllata e selettiva della produzione e dei consumi.  Egli sollecita l’attenzione  sull’urgenza e sulla necessità di un’inversione di tendenza rispetto al modello dominante della crescita economica e della produzione di merci e beni a tutti i costi.
Ad un’attenta platea intervenuta, eccezionalmente numerosa, alle Scuderie Aldobrandini di Frascati il 12 c. m., nella sua lectio magistralis ha spiegato che è necessario immaginare una nuova economia finalizzata al benessere individuale e collettivo non già ad una crescita economica senza regole, misurata unicamente dal Prodotto Interno Lordo (PIL ). Il PIL, come ha spiegato, non tiene conto delle problematiche sociali derivanti dagli squilibri  nella distribuzione delle risorse, della qualità dell’ambiente e dei servizi.
 Latouche  afferma che meglio sarebbe sostituire il PIL con il FIL (Gross National Happiness – GNH) come fatto dal Bhutan, uno dei più poveri stati dell’Asia, che lo ha adottato come indicatore per calcolare il benessere della popolazione. I criteri che l’indicatore prende in considerazione sono la salute dei cittadini, la qualità dell’aria, il livello di istruzione e la ricchezza dei rapporti sociali.
Latouche ritiene che, rifacendosi ad uno dei princìpi della termodinamica, una crescita indiscriminata, non selettiva e non programmata comporterà la distruzione delle risorse disponibili e gravi problemi ambientali quali l’inquinamento e l’innalzamento della temperatura dell’atmosfera. Inseguire l’obiettivo della crescita a tutti i costi, quindi, è insostenibile  e comporterà inevitabilmente l’autodistruzione del Pianeta.
l'Economista nel corso della conferenza ha illustrato un suo grafico a dir poco inquietante, in cui mostra paese per paese la relativa “impronta antropica” in termini di superficie terrestre dove è rilevata la presenza umana. Ipotizzando un modesto tasso di incremento demografico e di crescita economica (ad es. 1% del PIL),  il grafico mostra quante risorse naturali si renderanno necessarie per sostenerne la crescita: per i paesi occidentali, se il trend non vedrà una netta inversione, nel lasso di un trentennio sarebbero necessarie l’utilizzo di risorse naturali pari a 3-4 volte quelle teoricamente disponibili. Meglio andrà per i paesi in via di sviluppo, ma anch’essi si avvicineranno inevitabilmente a consumare totalmente le risorse finora disponibili.
E’ urgente invertire la rotta, anche in considerazione che molti organismi internazionali stimano che in un periodo massimo di 15-20 anni si registrerà il “punto di picco” dei combustibili fossili quali il petrolio ed il gas naturale ed inizieranno ad esaurirsi le fonti energetiche disponibili.
Occorre ripensare una società basata sulla Decrescita e quindi sulla riduzione della produzione e dei consumi.
Ma quali sono i passi da compiere per una “Decrescita Felice” e soprattutto, come tradurli in un programma da indicare a chi ha responsabilità del governo dell’economia?
Sono pochi i punti su cui si basa la teoria della Decrescita: è prevista una riduzione dei consumi individuali e collettivi, il riuso ed il riciclo dei beni, la redistribuzione delle risorse, la ricollocazione delle attività produttive, la riconversione delle attività a più basso consumo energetico.
Occorrerebbe disincentivare le produzioni ed i consumi a rischio, con tasse ecologiche opportunamente studiate, favorire le attività contadine con la messa a coltura delle terre salvandole finalmente dalla speculazione edilizia selvaggia, nonché ridurre gli sprechi di energia puntando sull'innovazione tecnnologica.  Gli incrementi di produttività che ne deriverebbero dovrebbero essere destinati alla riduzione dei tempi di lavoro liberandoli alle relazioni sociali.
Latouche ritiene che occorre penalizzare le spese di pubblicità dei prodotti. La pubblicità, infatti, mira unicamente a creare illusori bisogni facendo leva su un senso di frustrazione insita nei consumatori psicologicamente più deboli.
Per ultimo, Latouche afferma la necessità di riappropriarsi della sovranità nazionale per quanto riguarda il governo del sistema monetario. La permanenza nell’area dell’Euro, secondo l’economista, non è compatibile con la politica della Decrescita per le difficoltà – se non l'impossibilità – di vincere le resistenze di altri paesi comunitari ad adottare programmi di sviluppo eco-sostenibili.
E’ un'utopia quella della economia della Decrescita che  Latouche ha illustrato? Dobbiamo apreoccuparci per i campanelli d’allarme che con chiarezza espositiva ha fatto risuonare? Cosa possiamo fare nell’immediato per scongiurare il pericolo di una catastrofe planetaria che potrebbe distruggere questa civiltà facendola scomparire l’umanità come già avvenuto in tempi preistorici con i Dinosauri?
Questi i problemi e gli interrogativi che si pongono e per i quali è necessario un'attenta e seria riflessione e comportamenti conseguenti.

Ciampino, 13/03/2013







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