martedì 8 ottobre 2019

Il mistero del Quadrato Magico



 

Ho di recente finito di leggere Cherudek di Massimo Valerio Evangelisti, opera che fa parte della saga dell’inquisitore Nicolas Eymerick, domenicano a servizio della Chiesa. Eymerik indaga su cosa si nasconde dietro l’esercito dei “morti viventi” che seminano terrore in alcuni territori di confine della Francia del 1360 dove avvengono fatti inspiegabili e sconvolgenti che lasciano i protagonisti  a dir poco terrorizzati e avvincono sempre di più il lettore.

Nel romanzo, in verità di non facile lettura perché richiede una buona dose di concentrazione, si intrecciano religione, alchimia, metafisica, reincarnazioni ed eventi diabolici con la storia e le gesta dei Cavalieri del Tempio.

Eymerick, che è alla continua ricerca di indizi che possano essere utili a svelare gli inspiegabili misteri e la causa degli eventi catastrofici che affliggono quei desolati territori, è assistito nell’arduo lavoro di dipanare l’intricata vicenda da due gesuiti.

I due, per un momento, credono di aver trovato la soluzione dell’arcano in una strana iscrizione sul grande portale di una chiesa edificata dai Templari, un epigramma, composto da cinque parole, in cui le ultime sono simili alle prime, ma con lettere invertite. La parola centrale, apparentemente l’unica ad avere un significato compiuto, si legge in entrambi i sensi.



SATOR AREPO TENET OPERA ROTAS





L'iscrizione, che però non aiuterà l’inquisitore nella soluzione dell’indagine, rappresenta uno dei tanti misteri surreali e allucinatori in cui egli si imbatte.

Trattasi del famoso palindromo che figura su moltissime chiese medioevali, soprattutto su quelle edificate dai cavalieri del Tempio. Le cinque parole magiche si trovano disposte su una matrice quadrata su cui possono essere lette indifferentemente da sinistra a destra oppure dall'alto ma in basso e viceversa. Nel quadrato la parola TENET forma una croce con al centro la lettera N.

Eymerik narra la storia del Quadrato magico che, molto diffuso nelle province dell'Impero romano, è stato ritrovato in un numero sorprendentemente vasto di reperti archeologici.

Dalla sua narrazione ho preso spunto per approfondire l’argomento e ho appreso che quadrati magici sono stati ritrovati perfino in Mesopotamia, in Egitto, in Cappadocia, in Britannia, in Ungheria, a Santiago di Compostela. In Italia sono stati ritrovati a Campestrano, Verbania, Trento, Verona ed a Pompei nei pressi della Palestra Grande.


Personalmente ho avuto modo di ammirarne e fotografarne uno su una stele marmorea nell’Acropoli di Volterra, rinvenuto in occasione di scavi archeologici effettuati nel parco Enrico Fiumi. Ne ho scoperto un altro nella Certosa di Valvisciolo in provincia di Latina; questo, a differenza degli altri, presenta le parole disposte in forma radiale a formare un cerchio diviso in cinque spicchi. 

Alcuni medioevalisti ritengono che una possibile lettura dell’epigramma possa essere: il seminatore (sator) con il carro (arepo) tiene (tenet) con cura (opera) le ruote (rotas). Altri ritengono che l’unica parola non latina, arepo, sia il nome del seminatore, altri ancora sostengono che il termine indica un carro in uso alle popolazioni celtiche che, per di più, era munito di ruote.


L’epigramma in questione fa parte della simbologia cristiana che si inserisce nella cultura del periodo. Lo attesta la sua presenza in molte chiese medioevali anche per il riferimento del termine Sator al Creatore, l’autore di tutte le cose.

Non meno autorevole è l’interpretazione data da altri studiosi che attribuiscono al Quadrato magico una valenza di tipo apotropaico o scaramantico per eliminare influssi maligni.



I quadrati magici hanno una storia molto antica. Gli antichi Cinesi lo chiamavano “Lo Shu”. Ad esso era associata una leggenda secondo cui una disastrosa piena del fiume Lo nei pressi di Shangai, causata dall’ira dal dio del fiume contro la popolazione, ebbe fine solo con la comparsa di una tartaruga con inciso sul guscio uno strano disegno con numeri collocati su tre righe e tre colonne; la somma dei numeri su ogni riga, colonna o diagonale dava come risultato sempre 15.



Questo tipo di quadrati erano noti anche in India e in Persia; giunsero in Europa relativamente tardi, attraverso gli arabi. Il luogo di trasmissione dal mondo arabo all’Europa sembra essere stato la Spagna, visto che il filosofo ed astrologo ebreo Abraham ibn Ezra (ca. 1090–1167), che visse a Granada e tradusse molte opere dal l’arabo in ebraico, ne parla nelle sue opere. Egli viaggiò molto in Italia e potrebbe essere stato uno dei primi ad introdurre i quadrati magici in Europa.

La loro diffusione in Europa avvenne però nel Quattrocento con lo sviluppo del neoplatonismo rinascimentale. La caduta dell’Impero d’Oriente nel 1452 portò all’arrivo delle opere di Platone e dei neoplatonici. Il neoplatonismo rinasci-mentale, che ebbe il suo centro in Firenze e il suo più alto esponente in Marsilio Ficino, fu un ricco amalgama di dottrine propriamente platoniche, di neo-platonismo, di altri occultismi filosofici arcaici e di astrologia. A questo si associarono le tecniche numerologiche e combinatorie che vennero introdotte da Pico della Mirandola, sinceramente convinto della possibile convivenza delle sue idee con il cristianesimo. 

Pubblicato anche sulla rivista L'Orizzonte Anno XXVI n. 3
                                                                                                                      

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