Ho di recente finito di leggere Cherudek di Massimo Valerio Evangelisti, opera che fa parte della saga dell’inquisitore Nicolas Eymerick, domenicano a servizio della Chiesa. Eymerik indaga su cosa si nasconde dietro l’esercito dei “morti viventi” che seminano terrore in alcuni territori di confine della Francia del 1360 dove avvengono fatti inspiegabili e sconvolgenti che lasciano i protagonisti a dir poco terrorizzati e avvincono sempre di più il lettore.
Nel romanzo, in verità di non facile lettura perché
richiede una buona dose di concentrazione, si intrecciano religione, alchimia,
metafisica, reincarnazioni ed eventi diabolici con la storia e le gesta dei
Cavalieri del Tempio.
Eymerick, che è alla continua ricerca di indizi che
possano essere utili a svelare gli inspiegabili misteri e la causa degli eventi
catastrofici che affliggono quei desolati territori, è assistito nell’arduo
lavoro di dipanare l’intricata vicenda da due gesuiti.
I due, per un momento, credono di aver trovato la
soluzione dell’arcano in una strana iscrizione sul grande portale di una chiesa
edificata dai Templari, un epigramma, composto da cinque parole, in cui le ultime
sono simili alle prime, ma con lettere invertite. La parola centrale, apparentemente
l’unica ad avere un significato compiuto, si legge in entrambi i sensi.
SATOR
AREPO TENET OPERA ROTAS
L'iscrizione, che però non aiuterà l’inquisitore nella soluzione dell’indagine, rappresenta uno dei tanti misteri surreali e allucinatori in cui egli si imbatte.
Trattasi
del famoso palindromo che figura su moltissime chiese medioevali, soprattutto
su quelle edificate dai cavalieri del Tempio. Le cinque parole magiche si trovano
disposte su una matrice quadrata su cui possono essere lette indifferentemente
da sinistra a destra oppure dall'alto ma in basso e viceversa. Nel quadrato la
parola TENET forma una croce con al centro la lettera N.
Eymerik narra la storia del Quadrato magico che, molto diffuso nelle province dell'Impero
romano, è stato ritrovato in un numero sorprendentemente vasto di reperti
archeologici.
Dalla sua narrazione ho preso spunto per approfondire
l’argomento e ho appreso che quadrati magici sono stati ritrovati perfino in
Mesopotamia, in Egitto, in Cappadocia, in Britannia, in Ungheria, a Santiago di
Compostela. In Italia sono stati ritrovati a Campestrano, Verbania, Trento,
Verona ed a Pompei nei pressi della Palestra Grande.
Personalmente
ho avuto modo di ammirarne e fotografarne uno su una stele marmorea
nell’Acropoli di Volterra, rinvenuto in occasione di scavi archeologici
effettuati nel parco Enrico Fiumi. Ne ho scoperto un altro nella Certosa di
Valvisciolo in provincia di Latina; questo, a differenza degli altri, presenta
le parole disposte in forma radiale a formare un cerchio diviso in cinque
spicchi.
L’epigramma
in questione fa parte della simbologia cristiana che si inserisce nella cultura
del periodo. Lo attesta la sua presenza in molte chiese medioevali anche per il
riferimento del termine Sator al Creatore, l’autore di tutte le cose.
Non
meno autorevole è l’interpretazione data da altri studiosi che attribuiscono al
Quadrato magico una valenza di tipo apotropaico o scaramantico per eliminare
influssi maligni.
I
quadrati magici hanno una storia molto antica. Gli antichi Cinesi lo chiamavano
“Lo Shu”. Ad esso era associata una leggenda secondo cui una disastrosa piena
del fiume Lo nei pressi di Shangai, causata dall’ira dal dio del fiume contro
la popolazione, ebbe fine solo con la comparsa di una tartaruga con inciso sul
guscio uno strano disegno con numeri collocati su tre righe e tre colonne; la
somma dei numeri su ogni riga, colonna o diagonale dava come risultato sempre
15.
Questo
tipo di quadrati erano noti anche in India e in Persia; giunsero in Europa
relativamente tardi, attraverso gli arabi. Il luogo di trasmissione dal mondo
arabo all’Europa sembra essere stato la Spagna, visto che il filosofo ed
astrologo ebreo Abraham ibn Ezra (ca. 1090–1167), che visse a Granada e
tradusse molte opere dal l’arabo in ebraico, ne parla nelle sue opere. Egli
viaggiò molto in Italia e potrebbe essere stato uno dei primi ad introdurre i
quadrati magici in Europa.
La loro
diffusione in Europa avvenne però nel Quattrocento con lo sviluppo del
neoplatonismo rinascimentale. La caduta dell’Impero d’Oriente nel 1452 portò
all’arrivo delle opere di Platone e dei neoplatonici. Il neoplatonismo rinasci-mentale,
che ebbe il suo centro in Firenze e il suo più alto esponente in Marsilio
Ficino, fu un ricco amalgama di dottrine propriamente platoniche, di neo-platonismo,
di altri occultismi filosofici arcaici e di astrologia. A questo si associarono
le tecniche numerologiche e combinatorie che vennero introdotte da Pico della
Mirandola, sinceramente convinto della possibile convivenza delle sue idee con
il cristianesimo.
Pubblicato anche sulla rivista L'Orizzonte Anno XXVI n. 3
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