E’ necessario un secondo Rinascimento:
dovrà nascere la civiltà dell’empatia.
Si è tenuta lo scorso lunedì 27 settembre 2010 presso la sala della Lupa della Camera dei Deputati la lexio magistralis del prof. Jeremy Rifkin, economista - ambientalista, attivista del movimento pacifista negli Stati Uniti su "Un secondo Rinascimento: il mondo verso la civiltà dell'empatia". Rifkin è autore di numerosi saggi pubblicati in tutto il mondo. In Italia sono usciti “La civiltà dell’empatia” ed il “Sogno europeo” editi da Mondadori.
Ritengo che le tematiche sviluppate da Rifkin siano di grande interesse. Riporto i punti salienti della conferenza che ho ascoltato e che più hanno destato il mio interesse, rinviando alla registrazione della lectio magistralis scaricabile dal sito della Camera dei Deputati.
Nella sua relazione Rifkin ha sostenuto che stiamo per assistere ad un passaggio epocale: l’età moderna sta per terminare, avanza una nuova stagione per il genere umano, ricca di grandi opportunità, offerte dallo sviluppo della tecnologia e dell’informazione ma, nello stesso tempo, piena di grandi rischi quali il degrado ambientale e pericolose tendenze dissolutive. Il riscaldamento globale costituisce senza alcun dubbio la minaccia più grande per il genere umano.
Secondo Rifkin dobbiamo ripensare le teorie economiche e dare centralità alle politiche energetiche: il prezzo dell’energia, derivata da prodotti fossili, è soggetta ad enormi aumenti ed esso influenza il costo di qualsiasi prodotto, principalmente i prodotti alimentari (cereali e riso) che sono l’unico sostentamento delle popolazioni povere del terzo mondo. Gli effetti dei cambiamenti climatici, direttamente conseguenti del riscaldamento del pianeta, stanno danneggiando le economie di diversi paesi con drammatici eventi atmosferici che portano alla distruzione di infrastrutture ed ecosistemi. Intorno al 2020 è previsto il picco dei consumi energetici e quindi il loro prezzo è destinato ad aumentare considerando anche che la popolazione globale è in continua crescita.
Rifkin, a riprova di quanto sostenuto, ricorda che nell’estate 2008 l’aumento del prezzo d’acquisto del petrolio, che raggiunse allora livelli mai prima registrati, determinò il crollo dei mercati finanziari che non l’avevano previsto ed in molti paesi del terzo mondo scoppiarono tumulti e guerriglie per la carenza di cibo e l’indisponibilità di altri prodotti di prima necessità. Quanto sostenuto da Rifkin porta a ritenere che il modello di sviluppo delle società occidentali, basato sullo sfruttamento di carbone, petrolio, gas ed uranio, è in netto declino e, in assenza di un radicale cambiamento, le speranze in un futuro migliore sembrano dissolversi.
L’ecosistema del mondo non è più in grado di tenere il passo con lo sviluppo della società dei consumi. Il cambiamento climatico e l’innalzamento della temperatura del pianeta sono quindi campanelli d’allarme che impongono un ripensamento del modello di sviluppo.
Siamo dunque ad un punto di non ritorno, occorre privilegiare lo sviluppo sostenibile, l’integrazione sociale, la responsabilità collettiva.
La tesi sostenuta da Rifkin è che carbone, petrolio, gas, uranio sono risorse del passato e di “elite” perché prodotte in ben localizzate aree del pianeta. Ciò determina una disparità di posizioni: di nazioni produttori (dominanti) e di nazioni che invece ne sono prive (dipendenti). Le energie derivanti da fonti rinnovabili (solare, eolica, geotermica), al contrario di quelle tradizionali, sono uniformemente distribuite sull’intero territorio del pianeta epossono essere sfruttate liberamente senza mettere a rischio l’ecosistema della Terra.
Per l’utilizzo ottimale di tali risorse, Rifkin ipotizza la costruzione di edifici simili a piccole centrali elettriche in grado di produrre energia che soddisfino i fabbisogni di una piccola collettività. Il surplus prodotto, quello che supera il fabbisogno, dovrà essere immagazzinato in attesa di essere distribuito tramite collegamenti assicurati da ampie reti sull’esempio di quelle che assicurano la diffusione di Internet.
Nonostante l’urgente necessità di cambiare rotta, i governi nazionali poco o nulla hanno finora fatto. L’Unione europea, però, nel 2007 ha elaborato un piano strategico prevedendo che al più presto almeno un terzo del fabbisogno di energia elettrica dovrà essere ricavato da fonti rinnovabili.
Per cambiare veramente rotta, però, l’economista propone un nuovo orientamento dei rapporti umani non più improntati sull’egoismo e sull’impulso al guadagno materiale ed immediato ma sull’empatia cioè sulla capacità di relazionarsi con gli altri esseri umani entrando con loro in sintonia. L’esempio fatto da Rifkin è dell’enciclopedia informatica Wikipedia realizzata con la libera collaborazione dei partecipanti, ispirata a sviluppare le basi di una conoscenza pubblica e privata. Dovrà nascere, quindi, la “Civiltà dell’empatia” basata non più su uno standard di perfezione ma sulla solidarietà empatica fra gli esseri umani che dovrà considerare l’umanità come un’unica famiglia basata sulla solidarietà.
La transizione dall’era industriale a quella della globalizzazione e dell’informazione dovrà, quindi, fondarsi sull’empatia per non correre il rischio di pericolose derive.
Secondo Rifkin è possibile uscir fuori dalla crisi dell’era moderna affidandosi alla natura empatica del genere umano, nella consapevolezza che la Terra funziona come un organismo unitario e inscindibile dalla cui salute dipendiamo e di cui siamo tutti responsabili.
venerdì 1 ottobre 2010
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