Nemi, uno dei centri più caratteristici dei Castelli
romani, sorge su di un’altura rocciosa a picco sul suo lago dove un tempo
l’imperatore Caligola si era fatto costruire due navi che utilizzava come casa
galleggiante per i suoi momenti di relax.
Nel borgo di Nemi, sorto ai piedi di Palazzo Ruspoli, è
possibile perdersi tra i suoi pittoreschi vicoli, inebriati dal profumo dei
fiori e delle fragoline che costituiscono le sue produzioni di eccellenza.
Proprio ai piedi di Palazzo Ruspoli ed all’inizio della via del belvedere sul lago è situata una fontana su cui fa bella mostra di se una splendida scultura in bronzo raffigurante il volto di Medusa, creatura mitica greca che si invaghì di Poseidone e rapita fu da lui sedotta. Feroce fu la punizione inflitta da Atena, dea dell’arte e della sapienza che trasformo la bella capigliatura di Medusa in un groviglio di serpenti velenosi.
Alla base della scultura è posta una piccola lapide
contenente una iscrizione realizzata con strani caratteri che suscita curiosità
tra i passanti che, invece di ammirare le fattezze della scultura, si chiedono
incuriositi cosa possa contenere l’iscrizione e quale funzione assolva.
Alessandra Mosconi, studiosa di lingue antiche, ha
risolto il mistero. Dopo aver a lungo esaminato i caratteri incisi sulla lapide
si è resa conto con meraviglia che quei caratteri facevano parte di un alfabeto
di un antico popolo germanico: l’alfabeto runnico – il Futark.
Dopo aver
effettuato più approfondite ricerche, la studiosa con l’ausilio di una indagine
linguistica offerta da un docente universitario di filologia classica, ha
provato a traslitterare la scritta, trovando la corrispondenza tra segni
runnici e lettere dell’alfabeto latino e meraviglia delle meraviglie la scritta
non era altro che la dedica fatta dallo scultore, autore dell’opera, al dono da
lui fatto al Comune di Nemi.
La scritta,
secondo la prof.ssa Mosconi, contiene:
A.D. 2008
Lusius Mastrolaurentii
fusa rame e stagno
donò per il paese
Quindi una
banale dedica di un dono fatto al Comune di Nemi!
Il mistero
di quella scritta in alfabeto runnico resta comunque intatto.
Le perplessità, infatti, affiorano se ci si chiede il perché quella lingua antica germanica su di un’opera raffigurante un elemento della mitologia greca? Perché lo scultore ha utilizzato quei caratteri antichi, peraltro sconosciuti ai più, per dedicare una scultura realizzata di recente? Come mai nessun passante che ha ammirato la fontana di Nemi non si è mai posto il problema di capire e di chiedere al destinatario dell’opera il perché di quella dedica formulata in quel modo?
Il mistero resterà per molto anche perché lo scultore, l’unico da cui avremmo avuto risposte, è introvabile.
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