“Chiunque vede Matera non può non
restarne colpito,
tanto espressiva e toccante è la sua dolente
bellezza”
(Carlo
Levi)
Ormai ci siamo, manca solo qualche settimana al 2019, anno in
cui Matera sarà Capitale europea della
cultura. Una data molto attesa per il meritato riconoscimento delle
caratteristiche uniche di una città, questa volta meridionale e per l’aggiunta
lucana, dopo che in passato il titolo è stato assegnato a Firenze Bologna e
Genova.
L’evento non può che inorgoglirci e renderci fieri di avere
nella nostra regione una città così bella, che ha mantenuto intatto il proprio
fascino nella sua storia millenaria.
Conosciuta come "Città dei Sassi",
Matera è una delle città più antiche al mondo: i suoi insediamenti abitativi
risalgono a circa 10.000 anni fa. E’ seconda unicamente a Gerico che la supera
di poco per vetustà. Nelle grotte attorno alla Gravina sono stati ritrovati oggetti che
testimoniano presenze umane sin dal Paleolitico, mentre al Neolitico
appartengono le tracce di più stabili insediamenti in villaggi e piccole
comunità.
Il nucleo urbano
originario, sviluppatosi nella Murgia, a partire dalle grotte naturali scavate
nella roccia calcarea e successivamente modellate in strutture sempre più
complesse, occupa i vasti spazi del Sasso Caveoso e del Sasso Barisano con al
centro un’altura dove sorge La Civita, la cattedrale di Matera recentemente restaurata.
Le primitive abitazioni sono state abitate senza interruzione dall'età del
bronzo fino al completo abbandono negli anni cinquanta del secolo scorso. Fu
con la pubblicazione di Cristo si è
fermato ad Eboli che Carlo Levi fece spalancare gli occhi del mondo sulle
precarie condizioni igienico-sanitarie e sociali degli abitanti dei Sassi.
Matera, allora, fu posta al centro dell’attenzione nazionale ed internazionale
stimolando le amministrazioni pubbliche all’emanazione di leggi speciali per il
risanamento della zona e la realizzazione di un intervento urbanistico di
grande importanza a seguito del quale l’intera comunità materana si spostò
nell’attuale sede della città moderna, abbandonando le grotte dei Sassi per
vivere in case moderne.
Le primitive
abitazioni dei Sassi, abbandonate per decenni ed ora rivalutate, offrono al
visitatore la possibilità di apprendere le abitudini e i modi di vita di quella
comunità che Carlo Levi e Rocco Scotellaro idealizzarono nella loro poetica quale
universo contadino e ancestrale.
La storia di Matera evidenzia tracce
di civiltà e sovrapposizioni di culture diverse, da quella di matrice
bizantina, a quella normanna, medioevale, rinascimentale e barocca, i cui stili
architettonici ed urbanistici hanno plasmato la struttura rupestre della città,
determinando complesse ed originali soluzioni che hanno reso unico il paesaggio
urbano materano.
Non è un caso che Matera, per la
tipicità e versatilità dei suoi ambienti, ha sempre offerto una perfetta
scenografia a registi che hanno saputo valorizzare quei luoghi surreali,
fiabeschi, senza tempo, raccontando storie di abbandono, di arretratezza o di
profondo valore metafisico.
Tra i tanti, Carlo Lizzani ambientò nei Sassi nel 1949 “Cristo
si è fermato ad Eboli”, raccontandoci di quel mondo contadino così ben descritto
da Carlo Levi. Qui Pasolini girò il suo "Vangelo secondo Matteo" del
1964, affascinato dalla primitiva bellezza del luogo che lo proiettò
nell’immaginario collettivo come la Gerusalemme
del Sud.
Anche Mel Gibson valorizzò quegli paesaggi che più gli ricordavano i luoghi
della Palestina, immortalandoli nella sua opera "La Passione di
Cristo" caratterizzata da forte potenza emotiva. Il famoso regista ricorda
che ….”la prima volta che l’ho vista ho
perso la testa perché era semplicemente perfetta”.
Ma la serie continua, è da poco uscito nelle sale cinematografiche il film Maria Maddalena del regista Garth Davis,
interpretato da Rooney Mara, girato in gran parte nei rioni dei Sassi di Matera
e nella vicina Gravina di Puglia. La figura di Maria di Magdala è qui
inquadrata in un’inedita prospettiva e proposta come principale apostolo di
Gesù.
Ma torniamo
alla proclamazione di Matera a Capitale europea della cultura per il 2019.
E’ noto che il Consiglio dei Ministri europeo, da ormai un ventennio, assegna
il titolo di Capitale Europea della Cultura ad una città che sia in grado di proporre
alla valutazione di una commissione appositamente costituita, un programma di
eventi culturali da organizzare nel corso dell'anno e in quelli immediatamente
successivi, con il coinvolgimento del territorio regionale di riferimento. Il
programma deve essere rivolto verso il futuro, con l’intento di valorizzare la
storia su cui la città basa la propria identità culturale. E’ di importanza
essenziale il carattere innovativo delle manifestazioni e/o realizzazioni
programmate prevedendo forme che abbiano la capacità di favorire la creatività di artisti
tanto locali quanto europei.
La commissione preposta alla valutazione del programma presentato da Matera
è stata positivamente impressionata dalla vivacità e dall'innovazione dei
contenuti, soprattutto, dal previsto coinvolgimento delle istituzioni e delle organizzazioni
culturali, finalizzato al cambiamento degli usi e costumi della popolazione e
dalla partecipazione della città e dei cittadini, ritenuta fondamentale a
suscitare l’interesse della popolazione nazionale e di cittadini/turisti
stranieri. Tra le attività che si vuole realizzare è l’ incremento del turismo
da 200 mila a 600 mila visitatori annui. Le previsioni finanziarie sono
considerevoli, è stato assegnato al progetto un budget di risorse finanziarie
che in buona parte sono già state anticipate dalla Fondazione di partecipazione Matera – Basilicata 2019, organismo appositamente
costituito nel settembre 2014 e preposto ad attuare le attività programmate.
La Fondazione avrà durata fino al dicembre 2022, anno in cui è prevista la completa
realizzazione delle attività programmate.
Comunque ancor prima della fatidica data del 1° gennaio del prossimo anno
Matera registra ampi flussi turistici di visitatori che non avevano mai avuto
l’occasione di visitare la città o che vi ritornano con interesse. “The New
York Times” l’11 gennaio ha pubblicato una statistica delle più belle mete
turistiche mondiali in cui Matera, ed in genere la Basilicata, è tra le prime
52 del 2018. Anche il sito di prenotazioni turistiche Trivago ha analizzato
oltre 200 milioni di recensioni di viaggiatori e Matera si è classificata ai
primi posti del loro Global Reputation Ranking, come città con la migliore
reputazione alberghiera tra le principali mete turistiche mondiali. L’incremento
delle presenze turistiche già da ora fa sorgere la necessità di assicurare ai
visitatori adeguate soluzioni abitative e di accoglienza anche con il
coinvolgimento dei centri vicini che non dovranno e non potranno mancare di
sfruttare l’occasione per accrescere le loro strutture ricettive.
Per favorire la
partecipazione alle varie attività che si svolgeranno in città è stata prevista
la possibilità di comprare un Passaporto
dal costo di 19 Euro acquistabile online da settembre 2018 che darà diritto a
partecipare agli eventi e alle iniziative programmate e visitare la città dei Sassi
per tutto il 2019.
Tuttavia non dimentichiamo che Matera non è solo capitale europea della
cultura per il 2019, ma dal 1993 è inserita dall’UNESCO nel Patrimonio Mondiale
dell’Umanità.
Tale riconoscimento è dovuto alla
grande importanza che i Sassi e le Chiese rupestri di Matera rivestono per la
storia dell’umanità, rappresentando un eccezionale esempio di insediamento rupestre
adattatosi perfettamente nel corso dei millenni allo stato geomorfologico ed
all’ecosistema del luogo e postosi in armonioso rapporto con l’ambiente. La Commissione ha riconosciuto che l’insieme
architettonico e paesaggistico ben illustra le tappe della storia umana dalla preistoria
ad oggi.
Ma la qualità che meglio e più caratterizza
la città e quello che più ha determinato il prestigioso riconoscimento da parte
UNESCO, è il Sistema di Raccolta delle
acque che ha consentito la sopravvivenza e lo sviluppo dell’insediamento
materano nei millenni.
Le primitive comunità, infatti,
hanno utilizzato preesistenti grotte in tufo, la cui struttura hanno ingrandito
e modellato, scavando in profondità ed in pendenza, per consentire sia
l’ingresso della luce che la raccolta delle acque piovane anche nei frequenti periodi
di siccità. Successivamente tale comunità ha ingrandito le grotte facendone
strutture più complesse (i lamioni), coperte con tegole e
canalette per lo scolo delle acque. Le
grotte, disposte su vari piani, sono state collegate internamente con pozzi ed aperture per
favorire il defluire delle acque nelle cisterne scavate a “campana” e collegate
tra loro da canali e sistemi per filtrare l’acqua che, passando dall’una all’altra,
veniva purificata. Canali orizzontali che convogliavano le acque piovane,
inoltre, portavano l’acqua nei terrazzamenti e sui tetti delle case dove ogni
minima superficie veniva sfruttata per coltivare giardini ed orti.
La raccolta delle acque ha visto i materani impegnati nel tempo in opere a
volta colossali come testimoniano le cisterne tuttora perfettamente funzionanti
che prendono il nome di Palombari, dal latino Plumbarius, cioè colui che
rivestiva col piombo le condutture che portavano l’acqua dagli acquedotti alle
fontane, alle case ed alle terme tramite fistulae,
cioè tubi di piombo.
La più grande cisterna idrica della città di
Matera si trova sotto la centralissima piazza Vittorio Veneto. E’ il Palombaro
Lungo. Oltre all’acqua piovana, nel palombaro veniva raccolta anche l’acqua
proveniente da una fonte naturale situata sulla collina del Castello
Tramontano. La realizzazione della cisterna risale al XIX secolo, ma è
stata riscoperta soltanto nel 1991. La cisterna ha pareti in tufo
rivestito di un particolare intonaco che lo rende impermeabile. Il prelievo delle acque dal Palombaro lungo avveniva
calando piccoli secchi da alcune aperture circolari poste sulla sommità.
La lezione che l’UNESCO, con il
riconoscimento tributato a questa millenaria città, ha inteso dare all’umanità
è che l’uomo deve saper sfruttare in modo adeguato le risorse naturali offerte
dalla natura, non disperdendole ma utilizzandole con parsimonia, come nel caso
delle risorse idriche, preziose ed indispensabili alla sopravvivenza della
specie umana, grazie ad opere idrauliche intelligenti e adatte al contesto
ambientale ed urbano.
Pubblicato anche sul notiziario "L'Orizzonte" Anno XXV N. 2 di San Chirico Raparo (Pz)
Pino Ferrara
1 commento:
15 giorni alla proclamazione
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