Al pari di Roma (pal. Barberini) e Santa Maria Capua Vetere, anche Marino (Castelli romani) custodisce
un interessantissimo Mitreo dedicato al culto pagano di Mitra, dio del cosmo,
della luce e della guerra.
Mitra, divinità dell’induismo e della religione persiana,
entra nella storia con l’espandersi dell’Impero romano nel 1° secolo d. C.
portando con sé riti di iniziazione di natura esoterica, culturale e religiosi.
Il dio era spesso accomunato ad Apollo o alla divinità solare Elio. Il sacrificio caratteristico di
questo culto era la tauroctomia e cioè l’uccisione
del toro.
La scoperta del Mitreo di Marino, sito dall’importante valore
artistico ed archeologico, avvenne in
maniera assolutamente casuale nel 1960 durante uno scavo effettuato per la
realizzazione di una cantina con annessa grotta per la conservazione del vino.
Il Mitreo era stato realizzato con le caratteristiche
costruttive delle cisterne romane: ricavato in una preesistente cisterna
d’acqua con volta a botte scavata nella pietra locale, il Peperino, con pareti
rivestite da intonaco di coccio pesto.
Sulle pareti laterali sono raffigurati i dadofori, Cautes con la fiaccola alzata verso il cielo e Cautopates
con la fiaccola abbassata verso terra; sul pavimento restano ancora tracce dei podia per gli iniziati che assistevano
ai riti misterici.
Sulle pareti, poi, rimangono piccole nicchie per
l’alloggiamento di lucerne che servivano per l’illuminazione. La galleria così
formata è lunga circa 30 metri e termina con un dipinto famosissimo e ben conservato.
E’ rappresentato Mitra che vestito all’orientale con berretto
frigio, tunica e calzoni rossi appare nel momento che taglia la gola ad un toro
bianco ed un cane, un serpente e uno scorpione che partecipano alla uccisione
dell’animale. Dalla coda del toro spuntano alcune spighe di grano, simbolo
della rinascita della terra.