giovedì 7 agosto 2025
Nicola Maria Magaldi nel libro di Giuseppe Aloisio
lunedì 4 agosto 2025
La Base geodetica di padre Angelo Secchi
venerdì 27 ottobre 2023
"La cattura di Cristo" di Caravaggio"
La Presa di Cristo
Di proprietà della comunità gesuita di Dublino, la tela è in prestito a tempo indeterminato nella National Gallery of Ireland di Dublino ed ora giunta ad Ariccia, comune situato nel cuore del Parco dei Castelli Romani. Durante il soggiorno romano dell’artista, Ciriaco Mattei commissionò al Caravaggio il dipinto. Suo fratello, il cardinale Girolamo Mattei ne avrebbe suggerito il soggetto con il Bacio di Giuda, l’iconografia e l’ambientazione. Il 2 gennaio 1603 il committente lo pagava centoventicinque scudi.
L’azione è raffigurata su una tela posta in orizzontale. Gesù è raffigurato immobile e dimesso; Giuda lo schiaccia. Il centro visivo del quadro è formato dalle due teste contrapposte dei protagonisti. Il perno compositivo della scena è fissato dai volti del Cristo, che prefigura i patimenti e la sua Passione, di Giuda e di San Giovanni, che è colto in fuga, dal viso bloccato in un urlo, che presagisce le sofferenze del Messia che seguiranno alla sua Cattura.
Sul lato destro del quadro un uomo, che assiste alla cattura di Gesù e che illumina la scena con una lanterna, avrebbe le sembianze del Caravaggio stesso. La lanterna in mano al Caravaggio, secondo un altro storico d’arte Maurizio Marini, ricorderebbe Diogene e la ricerca della fede e della redenzione a cui il pittore tendeva. La frenesia dell’insieme, data dallo sbilanciamento delle figure e ravvisata dai guizzi di luce sulle corazze dei soldati, rende il fare concitato e dinamico della scena.
Il quadro è stato ritrovato a Dublino nel 1990 da Sergio Benedetti, curatore della National Gallery of Ireland, che aveva ricevuto l’incarico di esaminarlo da Padre Noel Barber, al fine di poterne effettuare un restauro a scopo commerciale. Non appena furono rimossi i primi strati di depositi superficiali emerse chiaramente la maestria con cui era stato realizzato, e si incominciò a ipotizzarne l’attribuzione al Caravaggio. Nella Presa di Cristo c’è l’autoritratto di Caravaggio. È la prima volta in assoluto che Caravaggio si inserisce in una sua composizione con una funzione così importante. Il suo autoritratto, difatti, compare anche in altri dipinti, come il Martirio di San Matteo. Quello che ammiriamo nella Presa di Cristo è il terzo autoritratto del Caravaggio all’interno di un suo dipinto, ma la prima in assoluto con una funzione importante, proprio per il significato del dipinto.
domenica 13 agosto 2023
CASTEL SAVELLI, millenario testimone della storia del territorio tuscolano

lunedì 28 novembre 2022
Il Mitreo di Marino
Al pari di Roma (pal. Barberini) e Santa Maria Capua Vetere, anche Marino (Castelli romani) custodisce un interessantissimo Mitreo dedicato al culto pagano di Mitra, dio del cosmo, della luce e della guerra.
Mitra, divinità dell’induismo e della religione persiana, entra nella storia con l’espandersi dell’Impero romano nel 1° secolo d. C. portando con sé riti di iniziazione di natura esoterica, culturale e religiosi. Il dio era spesso accomunato ad Apollo o alla divinità solare Elio. Il sacrificio caratteristico di questo culto era la tauroctomia e cioè l’uccisione del toro.
La scoperta del Mitreo di Marino, sito dall’importante valore artistico ed archeologico, avvenne in maniera assolutamente casuale nel 1960 durante uno scavo effettuato per la realizzazione di una cantina con annessa grotta per la conservazione del vino.
Il Mitreo era stato realizzato con le caratteristiche costruttive delle cisterne romane: ricavato in una preesistente cisterna d’acqua con volta a botte scavata nella pietra locale, il Peperino, con pareti rivestite da intonaco di coccio pesto.
Sulle pareti laterali sono raffigurati i dadofori, Cautes con la fiaccola alzata verso il cielo e Cautopates con la fiaccola abbassata verso terra; sul pavimento restano ancora tracce dei podia per gli iniziati che assistevano ai riti misterici.
Sulle pareti, poi, rimangono piccole nicchie per l’alloggiamento di lucerne che servivano per l’illuminazione. La galleria così formata è lunga circa 30 metri e termina con un dipinto famosissimo e ben conservato.
E’ rappresentato Mitra che vestito all’orientale con berretto frigio, tunica e calzoni rossi appare nel momento che taglia la gola ad un toro bianco ed un cane, un serpente e uno scorpione che partecipano alla uccisione dell’animale. Dalla coda del toro spuntano alcune spighe di grano, simbolo della rinascita della terra.