mercoledì 3 ottobre 2007

Una gita a Tursi e Anglona


Tursi si trova a 20 km dalla costa ionica, su una altura argillosa, a 210 metri s.l.m., posta tra il fiume Agri e il fiume Sinni. Il suo territorio comprende una zona interna collinare, caratterizzata dalla presenza di oliveti che si alternano alle zone a calanchi e ai boschi, e una zona pianeggiante e fertile versi il mare, dove è molto sviluppata la coltura delle arance.

Il nome del paese si fa derivare da Turcico, dal nome del suo probabile fondatore, trasformato in Tursikon e poi in Tursi, oppure da "turris", con chiaro riferimento alla torre del castello.

L'origine di Tursi è sicuramente molto antica. L'opinione più comune è che Tursi abbia avuto origine intorno ad un castello, costruito dai Goti verso il quarto o il quinto secolo, ad opera dei fuggiaschi della vicina Anglona, distrutta dagli stessi Goti. Un villaggio agricolo esisteva già in epoca romana, come è dimostrato dai continui rinvenimenti di tombe e monete. Il primo nucleo abitativo, sorto attorno al castello, con l'arrivo degli Arabi, che ne fecero una roccaforte per il controllo della costa Jonica, prese il nome di Rabatana.

Tursi ha dato i natali al poeta Albino Pierro, nato a Tursi nel 1916 e morto a Roma nel 1995, più volte candidato al premio NOBEL per la letteratura. Le sue poesie in dialetto tursitano raffigurano la primigenia anima lucana ed hanno come tema dominante il mondo autobiografico della fanciullezza.

Il quartiere della Rabatana di Tursi è sicuramente la parte più caratteristica del centro storico, testimonianza dell'insediamento arabo in quest'area.

Nel corso dei secoli IX e X da Bari, sede di un emirato arabo dall'847 all'871, gli Arabi si spinsero all'interno dell'Italia meridionale, quindi anche della Basilicata, per compiere saccheggi e catturare prigionieri da vendere come schiavi nei centri dell'impero islamico, in quel periodo in una fase di massima espansione.

Secondo alcuni cronisti del tempo e secondo le fonti disponibili, gli stanziamenti arabi furono consistenti e di lunga durata in molti centri del medio bacino del Bradano e del Basento, nel Basso Potentino e nella Val d'Agri. Le numerose tracce architettoniche che ancora si possono leggere in molti centri storici e le tracce linguistiche nei dialetti locali, fanno ritenere che non si trattò esclusivamente di insediamenti militari, ma di vere e proprie comunità articolate, dove un ruolo di rilievo era svolto da mercanti ed artigiani.

Le tracce degli insediamenti arabi sono ancora perfettamente leggibili a Tursi, a Tricarico e a Pietrapertosa: si tratta di quartieri che la tradizione appella come Rabatana, Rabata o Ravata, richiamando etimologicamente il termine ribat, che in arabo significa luogo di sosta o anche posto fortificato. Sono per esempio ancora leggibili a Tricarico i due quartieri della Rabata e della Saracena, con le porte di accesso e le rispettive torri, risalenti all'XI secolo.

La Rabatana di Tursi coincide con la parte più alta dell'abitato altomedievale, in ottima posizione difensiva. L'intrico edilizio che ancora caratterizza questo quartiere era dominato dalla presenza del castello, di cui attualmente restano poche tracce. La Rabatana è collegata al corpo del paese per mezzo di una strada ripida (in dialetto "a pitrizze"). L'antico borgo saraceno è indissolubilmente legato alla poesia dialettale di Albino Pierro.

Nel cuore della Rabatana sorge la Chiesa Collegiata di S. Maria Maggiore, e, volgarmente detta Madonna della Cona. All'interno vi è una catacomba (Kjpogeum), di struttura gotica e adornata da scritture sacre. Gli affreschi presenti, risalenti al XVI secolo, sono riconducibili a Simone da Firenze e ad allievi della scuola di Giotto. Al suo interno si trova inoltre uno stupendo presepe in pietra realizzato nel XV sec. da autore incerto (Altobello Persio o più probabilmente Stefano da Putignano, autore del presepe presente all'interno della Cattedrale di Altamura).


La chiesa di Santa Maria d’Anglona -Il colle di Anglona risulta sede di insediamenti sin dall'età del Bronzo e del Ferro; il sito viene inoltre identificato con la città greca di Pandosia, riportata sulle Tavole di Heraclea. Il nome Pandosia allude alla fertilità della zona, che insieme alla posizione strategica del sito rispetto all'antica rete stradale, permise un notevole sviluppo dell'abitato soprattutto in età ellenistica (IV - III secolo a.C.).

Sull'antico abitato sorse nel Medioevo un nuovo centro, di cui oggi rimane solo la chiesa di S.Maria di Anglona. La chiesa esisteva sicuramente nel 1092, e alcune strutture risalgono infatti all'XI secolo, anche se l'aspetto attuale risente notevolmente delle modifiche apportate nel corso dei secoli: fra il XII e il XIII risalgono gli affreschi superstiti presenti sulle pareti della chiesa; ascrivibile alla prima metà del XIII secolo la trasformazione della zona absidale e la veste decorativa dell'esterno; al XV secolo risalgono invece l'ala sinistra della chiesa, l'abside, i dipinti di santi sui pilastri della navata.

Nel XIV secolo avvenne la distruzione della città di Anglona, e anche la Cattedrale, pur risparmiata, perse progressivamente il suo prestigio. Nel 1931 la chiesa fu dichiarata monumento nazionale, ma solo negli anni '60

1 commento:

Anonimo ha detto...

Complimenti per il tuo blog, interessante e coinvolgente.