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Diario personale di notizie, commenti, riflessioni, appunti di viaggio, fotografie ed altro.
Riconoscere
I contenitori di plastica per usi alimentari sono, ancora una volta, sotto accusa a causa della cessione di alcune sostanze tossiche presenti nel composto chimico organico, ad esempio il BPA (Bisfenolo) e DHA. Sulla effettiva tossicità, ed ancor di più, sulla natura cancerogena della plastica occorre precisare che da quanto è dato sapere dagli organi di informazione e dalle società scientifiche (che spesso riportano opinioni contrastanti), non esisterebbero prove concrete che potessono confermarne la loro pericolosità.
Agli inizi degli anni 80 il mondo scientifico riteneva che il PVC potesse causare particolari tumori al fegato nelle cavie ed anche negli uomini. Nel settembre del 2007
Ecco un elenco dei principali materiali ed il loro utilizzo.
P.E.- Polietilene.
La troviamo nei sacchetti per la spesa e per la spazzatura, flaconi di shampoo, detersivo, ecc., teloni agricoli, taniche, tappi per spray, secchi per vernici e per la spazzatura. É un materiale riciclabile ma scarsamente degradabile. Il P.E. riciclato viene utilizzato per la realizzazione di contenitori per detergenti, tappi e pellicole per sacchi della spazzatura.
P.E.T. Polietilene tereftalato
Tipica plastica delle bottiglie d'acqua e di altre bevande gassate. Le sue caratteristiche sono la resistenza alla pressione che liquido esercita sull'involucro, nonché la sua trasparenza. Il PET viene prodotto al 100% con petrolio o gas naturale. Il PET è molto leggero infrangibile e riciclabile. Se riciclato viene utilizzato per la produzione di nuovi contenitori trasparenti per detergenti.
P.P. Polipropilene.
É impiegato nel settore medico (siringhe monouso), in quello degli elettrodomestici e per la fabbricazione di stoviglie e secchi per vernici e spazzatura. I principali tipi di manufatti in P.P. sono: bicchieri di plastica, yogurt, nastri adesivi, bottiglie.
P.S. Polistirene
E' una plastica che viene usata per i prodotti alimentari (contenitori monouso) e di imballaggio. Nella sua forma espansa è impiegato nell'edilizia per il suo potere isolante. I principali manufatti in P.S. sono: TV, telefoni, stoviglie astucci, scatole, sottotorte, contenitori per formaggi, vaschette per frigoriferi, giocattoli, pettini, articoli musicali, ecc.Non ha una rilevante possibilità di riciclaggio, ma il polistirene espanso (E.P.S.) viene riutilizzato in agricoltura per facilitare il drenaggio e come ausiliario della concimazione, oltre che nell'edilizia per la produzione di blocchi e imballaggi.
P.V.C. Cloruro di polivinile
E' il tipo di plastica più pericoloso. É un polimero con buona permeabilità all'acqua e ai gas, per questo è il più diffuso nelle applicazioni biomediche (fiale, sacche per drenaggi, cateteri, ecc.) e nel settore dell'edilizia. Viene utilizzato anche per bottiglie per bevande non gassate, flaconi di detersivo, shampoo, cosmetici, sacchetti della spesa, confezioni delle uova e dei cioccolatini. Per le sue caratteristiche il P.V.C. è difficilmente riutilizzabile. Uno smaltimento non corretto può essere molto pericoloso: la combustione del PVC libera composti cancerogeni a base di cloro (diossine e furani) e genera acido muriatico in forma gassosa, uno dei responsabili delle piogge acide.
Le bottiglie dell’acqua minerale sono di:
PVC, se noterete una linea di saldatura sul fondo:
(di Tonino Guglielmi)
Ricevo e con entusiasmo pubblico sul mio Blog questo atto d’amore del mio amico verso la sua città. Amore che Tonino eguaglia sola alla passione per la fotografia. Le sue indiscusse doti, abbinate alla perizia nell’utilizzare strumenti e tecnologie di avanguardia, ne fanno un vero maestro; un artista molto apprezzato nel giro dei suoi amici e delle sue conoscenze ma ancora poco conosciuto in quegli ambienti dove, di sicuro, potrebbe ricevere le meritate soddisfazioni per il suo impegno.
Invito, pertanto, i visitatori del mio Blog ad inviare un commento e, perché no, messaggi al “fotografo”.
(proprietà riservata)
Le recensioni delle mie ultime letture
'I Vicerè' di Federico De Roberto
'I Vicerè' narra la storia della nobile famiglia siciliana de gli Uzeda, discendenti dei vicerè di Spagna, nell'arco di tempo che va dai primi moti dell'isola alle elezioni del 1882. Gli Uzeda sono dilaniati da accaniti contrasti per motivi di interesse che oppongono il principe Giacomo, duro e avido, al dissoluto conte Raimondo, il cinico e corrotto don Blasco al nipote Ludovico, anch'egli monaco senza vocazione, e alla sorella, donna Ferdinanda. Il romanzo é ambientato nella Sicilia di fine Ottocento.
Al centro del libro, è la critica del trasformismo delle classi dirigenti radicate al potere e disposte, per mantenerlo, a cambiare spregiudicatamente bandiere e ideologie e a saltare sul carro del vincitore di turno; perfino delle rivoluzioni, se la posta in gioco è quella di vanificare il mutamento, di perpetuare il dominio.
Questi contrasti hanno per cornice i grandi avvenimenti dell'unità italiana.
Alle beghe di fratelli e parenti si aggiunge la lotta che tutti insieme sostengono per conservare gli antichi privilegi, per mantenere, nel rapporto tra sfruttatori e sfruttati, la parte dei dominatori: nonostante il naufragio di alcuni singoli come don Eugenio finito in miseria. Don Blasco è pronto ad approfittare della soppressione dei conventi per acquistare i beni degli ordini ecclesiastici. Il vecchio don Gaspare non esita a fingere simpatie liberali riuscendo a farsi eleggere deputato. Consalvo, l'ultimo degli Uzeda, si mescola a faccendieri e corruttori pur di farsi eleggere.
Il naufragio degli ideali della borghesia liberale è rappresentato idealmente dalla figura di Giulente, giovane patriota che nonostante il matrimonio con una Uzeda, non ottiene la sperata promozione sociale e risulta sconfitto alle elezioni politiche.
Attraverso le vicende degli Uzeda lo scrittore disegna un vasto affresco dell'aristocrazia siciliana nel momento del difficile passaggio dal regime borbonico alla nuova realtà sociale dell'Italia unita. Il romanzo, definito un crudo attacco alla classe alto-borghese della fine dell’Ottocento, è stato per anni vittima di ostracismo e di critiche diffamatorie, soprattutto perchè ritenuto anticlericale.
Di recente il romanzo “I Viceré” è stato rappresentato sul grande schermo dal regista Roberto Faenza con l’interpretazione superba di Alessandro Preziosi, Cristiana Capotondi, Lando Buzzanca, Lucia Bosè.
Le grandiose sceneggiature, richiamano il memorabile film "Il Gattopardo" il quale in molte parti sembra essere stato copiato.
La sagra del “Carciofo setino”
Gruppi folkroristici, stand gastronomici, esposizioni di prodotti di artigianato locale, hanno allietato la manifestazione.
Carciofi…carciofi…carciofi! Persino l’”Amaro al carciofo setino” ottenuto dalla lavorazione delle foglie fresche del nobile ortaggio.
Sezze vanta origini molto remote. Fu fondata dai Romani nel IV secolo a.C. e per tutto il periodo repubblicano fu un centro importante per la sua posizione strategica, molto vicina alla grande arteria di comunicazione tra Roma ed il Sud: la via Appia. Ben conservata è la sua struttura architettonica che ha visto le costruzioni romane sovrapporsi a quelle medioevali. Ancora intatta è la sua cinta muraria.
Che dire del protagonista della sagra, il “carciofo setino”? Ha un sapore delicato e gradevole. Ha una tipica fragranza ed una morbidezza nel “cuore” che lo rendono apprezzatissimo sulle tavole dei buongustai. E’ ottenuto da una graduale selezione di cardi unita ad un’accorta tecnica colturale. Il clima eccezionale della collina di Sezze, riparata a nord dai monti Lepini e riscaldata a sud dalla brezza del vicino mar Tirreno fanno il resto rendendo il prodotto unico.
Ho partecipato anch’io alla manifestazione ricordando la mia prima visita alla Sagra del Carciofo nel 1970. Era alla seconda edizione, l’entusiasmo era lo stesso ma tutto allora sembrava diverso, la gente, il grande falò in piazza, i pastori con le tipiche cioce che suonavano le ciaramelle e … tanti … tanti anni in meno!
Nomofobia
ovvero la paura di restare senza cellulare.