Vasari,
La battaglia di Lepanto
A Marino, piccola
cittadina dei castelli romani, nei primi giorni del mese di ottobre, oltre alla
ormai celebre Sagra dell’uva, celebra la ricorrenza della vittoria della
Battaglia di Lepanto sui Turchi quando nel mare greco del golfo di Lepanto la
flotta pontificia guidata dal principe di Marino, Marcantonio Colonna riuscì a sgominare
le navi turche e fermare definitivamente l’avanzata dei saraceni in Europa.
Da anni le navi turche depredavano e
razziavano le coste del Mediterraneo, arrivando persino nel 1529 ad assediare
Vienna. L’invasione dell’isola di Cipro, i massacri lì
perpetrati ed addirittura la profanazione della tomba dell’apostolo Barnaba
(oggi patrono di Marino) costituì la goccia che fece "traboccare il vaso" e
scatenare il decisivo scontro navale tra la flotta turca e quella della Santa
Lega avvenuto il 7 ottobre del 1571.
Le raccapriccianti
notizie che giungevano da Oriente, infatti, avevano indotto il pontefice Pio V,
di fronte al comune pericolo, a trovare un’intesa tra gli stati cattolici gli
spagnoli, i veneziani, gli austriaci, i veneziani, i genovesi per fermare
l’avanzata dei turchi in Europa. Si costituì allora la Santa Lega a cui fu
preposto come supremo comandante don Giovanni d'Austria e come ammiraglio
della flotta pontificia Marcantonio Colonna.
Il pontefice nel
benedire la partenza della flotta pontificia, consegnò al Colonna lo stendardo
che avrebbe dovuto sventolare sul pennone della nave ammiraglia. Su di esso
fece ricamare il motto benaugurale “In ho
signo vinces” che, come noto, propiziò la vittoria dell’imperatore
Costantino.
Lo Stendardo, cimelio storico della
cristianità, è una tempera su seta cremisi realizzato da Girolamo Siciolante di
Sermoneta e raffigura il Crocifisso tra i santi Pietro e Paolo.
Nel 1571 si radunò nel porto di Gaeta la flotta pontificia e da lì salpò
il 24 giugno per unirsi al resto della flotta cristiana.
Marcantonio Colonna nella Cattedrale di Gaeta, davanti alle spoglie di
Sant'Erasmo, fece voto che se avesse vinto avrebbe donato lo Stendardo di
Lepanto alla Cattedrale di Gaeta e lo avrebbe posto ai piedi del santo, patrono
dei marinai.
All'alba del 7
ottobre 1571, aveva inizio, nelle acque di Lepanto, porto della costa ionica
situato di fronte al Peloponneso e non distante da Corfù, una delle più grandi
battaglie navali della storia. La Lega Santa si presentò con una flotta solida
e numerosa. I Veneziani, infatti, avevano innovato le dotazioni delle armi da
fuoco ma, soprattutto, avevano lavorato alla costruzione di una galea più alta
e più lunga di quelle normali e, per questo, praticamente inabbordabile. Su di
essa erano sistemati i tradizionali cannoni laterali, ma anche altri quattro
cannoni, due a poppa e due a prua, che le permettevano di sparare da qualsiasi
posizione.
La
battaglia di Lepanto si risolse in una grande disfatta dei turchi, che misero
in salvo appena trenta galee e persero circa 35.000 uomini tra morti, feriti e
prigionieri. I cristiani liberarono inoltre 15.000 forzati imbarcati come
rematori nelle stive turche. Nella memorabile battaglia di Lepanto, fu preziosa
non solo la superiorità cattolica dell’artiglieria e nelle armi da fuoco leggere
ma il fatto che la flotta musulmana arrivò allo scontro in cattive condizioni,
dopo mesi di estenuanti scorribande nell’Adriatico (notizie tratteda Gianni
Granzotto “La battaglia di Lepanto” Mondadori 1975).
La vittoria della flotta cristiana, fu per
Marcantonio Colonna un trionfo personale. Al suo ritorno in Gaeta mantenne fede
al giuramento fatto alla partenza; lo Stendardo fu quindi donato al Duomo di
Gaeta e posto ad ornamento dell’altare maggiore dove fece bella mostra di se fino
al 1976. Poi, dopo un lungo restaurato a cura della Sopraintendenza ai Beni artistici
del Lazio fu definitivamente esposto presso il Museo Diocesano.
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