giovedì 25 settembre 2025

LE CIAMBELLE AL MOSTO DI MARINO

 




La Ciambella al mosto di Marino, città dei Castelli romani, è il dolce tipico della tradizione contadina castellana. Figura tra i prodotti tipici locali; legata alla vendemmia autunnale quando si utilizza il mosto d'uva  fresco per creare dolci semplici e profumati. 

La ricetta di questo semplice e fragrante dolce, è antica e  sembra sia stata donata a San Francesco d'Assisi da Jacopa de' Settesoli (Fra Jacopa) della famiglia Francipane, feudatari di Marino nel Medioevo, per ringraziarlo di averle trovato alloggio a Roma presso una comunità francescana .

E' dunque questa la ragione per cui la Ciambella al Mosto è così legata alle tradizioni di Marino che la inserisce, agli inizi di Ottobre, nella sagra dei prodotti tipici locali.


  • Jacopa Settesoli, ossia Giacoma Francipane 
  • conosciuta come fra' Jacopa,  naque a Roma
  •  nel 1190-  e morì ad Assisi nel  1239 









La ricetta delle Ciambelle al mosto   

  • Circa 1kg - 1kg ½ di farina
  • 1.      1 cubetto e ½ di lievito di birra
  • 1 tazza di mosto
  • Aggiungere farina fino a consistenza della pasta e fare un panetto. Farlo lievitare fino a raddoppiare il volume.
  • 2.      Rimpastarlo aggiungendo ancora una tazza di zucchero, una tazza di mosto + farina fino a fare un panetto. Farlo lievitare come prima
  • 3.      Mettere la farina a fontana,  al centro il panetto lievitato, 1 busta o 1 busta e ½ di uvetta rinvenuta con mosto e zucchero, 250 gr di gradina ammorbidita e altro mosto fino a raggiungere la morbidezza desiderata.
  • 4.      Preparare ciambelle di circa 6 cm di diametro,  metterle ben distanziate nella teglia su carta forno e farle lievitare coperte tutta la notte.
  • 5.      Cuocere in forno1a 180-190°
  • 6.      Sciogliere lo zucchero nel mosto (tipo sciroppo) e spennellare le ciambelle ben calde



 Dove acquistarle a Marino

Dal Nasone  Via Roma 84 Marino 

Piccolo forno Frezza, Piazza San Barnaba 3


 

 

 


martedì 23 settembre 2025

I TAGLIOLINI COTTI NEL LATTE

 La tradizione dei tagliolini cotti nel latte ha radici profonde nella cultura pastorale e religiosa del Sud Italia, Questa tradizione è legata al mondo della pastorizia.

La tradizione sembra aver origini in Basilicata e diffusasi anche in Campania in particolare in Irpinia e Cilento, dove il latte era considerato un dono prezioso.

Questo piatto, noto come Tagliolini dell’Ascensione, veniva preparato in occasione della festività cristiana dell’Ascensione, quando i pastori distribuivano gratuitamente il latte ai compaesani per via di una credenza diffusa: si pensava che cagliare il latte in quel giorno avrebbe causato la sterilità degli animali.

La ricetta prevede la cottura dei tagliolini freschi direttamente nel latte di capra (o vaccino), con l’aggiunta di zucchero e cannella, creando un piatto semplice ma ricco di significato. Questa tradizione è legata al mondo della pastorizia, dove il latte era considerato un dono prezioso simbolo di abbondanza e protezione, rappresentava un dono prezioso nelle comunità contadine, e cucinare la pasta con il latte era un modo per celebrare la festività e augurarsi prosperità.

La ricetta è semplice e genuina: i tagliolini freschi fatti in casa vengono cotti direttamente nel latte, spesso con l’aggiunta di zucchero e cannella, e buccia di limone creando una crema vellutata grazie all’amido della pasta. Il latte,

Oggi questa tradizione è meno diffusa, ma resta un piatto dal sapore unico e dalla storia affascinante. 



mercoledì 10 settembre 2025

Il Mitreo di Marino

 

 Al pari di Roma (pal. Barberini) e Santa Maria Capua Vetere, anche Marino (Castelli romani) custodisce un interessantissimo Mitreo dedicato al culto pagano di Mitra, dio del cosmo, della luce e della guerra.

Mitra, divinità dell’induismo e della religione persiana, entra nella storia con l’espandersi dell’Impero romano nel 1° secolo d. C. portando con sé riti di iniziazione di natura esoterica, culturale e religiosi. Il dio era spesso accomunato ad Apollo o alla divinità  solare Elio. Il sacrificio caratteristico di questo culto era la tauroctomia  e cioè l’uccisione del toro.

La scoperta del Mitreo di Marino, sito dall’importante valore artistico ed  archeologico, avvenne in maniera assolutamente casuale nel 1960 durante uno scavo effettuato per la realizzazione di una cantina con annessa grotta per la conservazione del vino.

  Il Mitreo era stato realizzato con le caratteristiche costruttive delle cisterne romane: ricavato in una preesistente cisterna d’acqua con  volta a botte scavata  nella pietra locale, il Peperino, con pareti rivestite da intonaco di coccio pesto.

Sulle pareti laterali sono raffigurati i dadofori, Cautes con la fiaccola alzata verso il cielo e Cautopates con la fiaccola abbassata verso terra; sul pavimento restano ancora tracce dei podia per gli iniziati che assistevano ai riti misterici.

Sulle pareti, poi, rimangono piccole nicchie per l’alloggiamento di lucerne che servivano per l’illuminazione. La galleria così formata è lunga circa 30 metri e termina con un dipinto famosissimo e  ben conservato.

E’ rappresentato Mitra che vestito all’orientale con berretto frigio, tunica e calzoni rossi appare nel momento che taglia la gola ad un toro bianco ed un cane, un serpente e uno scorpione che partecipano alla uccisione dell’animale. Dalla coda del toro spuntano alcune spighe di grano, simbolo della rinascita della terra.

 

 







 

 

martedì 9 settembre 2025

La Rievocazione storica della Fiera di Grottaferrata


Rievocazione storica della Fiera di Grottaferrata







Ha luogo in questo principio di settembre (6-7, 14-15) a cura dell’associazione “Ce steva ‘na vota” la Rievocazione Storica della famosa Fiera di Grottaferrata, che ebbe origine nell’anno 1000 -1100 quando folle di fedeli e mercanti si recavano in visita all’Abazia di San Nilo e lì si scambiavano beni e prodotti enogastronomici, manufatti artigianali e artistici.

La Rievocazione storica è un evento che celebra sia San Nilo, patrono della città castellana, sia le tradizioni della comunità, in un contesto di cortei, danze in costume, cibo e musica popolare.

La manifestazione trasforma il Fossato dell’abazia in un palcoscenico di emozioni, cultura e folklore. con la dimostrazione di antichi mestieri artigiani: fabbri, tessitori, falegnami, vasai, ecc. che riportano in vita tecniche di lavorazione del tempo come ad esempio la produzione della carta. Non manca la cucina locale e tanta musica folk, balli di gruppo e canti.

 

Attualmente la moderna Fiera Campionaria di Grottaferrata ha luogo all’inizio della primavera (marzo, aprile). Nel tempo la sua importanza è tanto cresciuta che negli anni sessanta del secolo scorso è stata riconosciuta come Fiera Nazionale specializzata nella promozione e commercializzazione di macchine agricole e si è arricchita di vari settori legati specialmente all’agricoltura e all’enogastronomia. Offre una vetrina delle eccellenze locali e delle attività artigianali. Nel secolo scorso esponeva anche competenze legate alla conservazione e restauro di libri antichi, attività che costituiva un’arte unica e preziosa svolta fino a pochi decenni fa dai monaci dell’abazia.

La Rievocazione storica, quindi, è un evento da non perdere


























 


giovedì 4 settembre 2025

Tuscania ed un impressionante incontro nella sua necropoli







Ho di recente visitato la necropoli di Tuscania, cittadina laziale di  origini etrusche in provincia di Viterbo.
La necropoli si trova nei pressi di una piccola chiesa rinascimentale e si sviluppa su tre gradoni lungo il pendio, al primo livello si trova la famosa Grotta della Regina, subito al di sotto un gruppo di tombe a camera di epoca arcaica e all’ultimo livello le tombe della Famiglia Curunas e la Tomba del Sarcofago delle Amazzoni di epoca ellenistica.
La necropoli è stata oggetto di scavi archeologici condotti dalla famiglia Campanari di Tuscania agli inizi dell’ottocento.
Gli ipogei hanno un impianto monumentale ben visibile dalla valle dove scorre il fiume Marta, e testimoniano l’importanza sociale ed economica della famiglia Curunas. A confermarlo sono gli oggetti rinvenuti che costituiscono un raro e prezioso esempio di corredo funerario etrusco, come i raffinatissimi bronzi, un sontuoso servizio da mensa oltre ad una pregevole serie di ceramiche a figure rosse ora conservati al Museo Archeologico di Tuscania.


Molto suggestiva è la Grotta o Tomba della Regina. Prende il nome dalla leggenda narrata dall’archeologo Secondiano Campanari secondo cui al momento della scoperta su una parete della tomba venne vista l’immagine dipinta di una fanciulla, forse una giovane regina, immagine dissoltasi poco dopo.

La Grotta fu resa famosa soprattutto dai racconti di viaggio dello scrittore inglese G. Dennis del 1842 e la sua notorietà è dovuta soprattutto alla sua particolare e complessa planimetria contraddistinta dalla presenza di numerosi cunicoli che si dipartono in più direzioni e si sviluppano su tre livelli. Il loro significato resta ancora da spiegare perché la struttura dell’ipogeo è completamente differente dalle altre tombe e ne fa supporre l’utilizzo come luogo di culto.

Nel corso della visita sono stato attratto da una strana farfalla che posata su di una foglia sembrava non accorgersi dell’inevitabile scompiglio che la visita le arrecava. Sul suo dorso, lugubri e grandi ali nere ed in più, strane macchie bianche che con un minimo di fantasia richiamavano l’immagine di ossa umane. Una figura che incuteva paura. Incredibile!


Al rientro a casa  ho consultato enciclopedia ed ho appreso che si trattava dell’Arctia Villica (Linnaeus 1758), un lepidottero particolarmente attivo  di notte, chiamato anche Sfinge dalle ossa di morto.

Nel testo consultato ho letto anche che le farfalle hanno una potente simbologia, son considerate metafore viventi di tutto ciò che è effimero e incostante, nell’arte poi le farfalle sono simbolo della spiritualità dell’anima, capace di liberarsi dalla materia bruta così come le loro crisalidi si liberano dal  bozzolo.

Anticamente le farfalle erano collegate al culto di Moira, la dea della rigenerazione, simbolo di morte e resurrezione. Per i popoli antichi come Romani, Greci, Celti e dell’Irlanda e per gli Aztechi era diffusa la credenza che le anime dei morti si tramutavano in farfalle così come in Italia si ritiene che le anime dei morti trasmutate in farfalle si avvicinano ai luoghi della loro vita.

 Quindi, dopo queste letture come non pensare, anche se per un momento, che quella strana farfalla incontrata sulla tomba della Regina ospitasse l’anima di quella graziosa fanciulla che, disturbata dagli archeologi durante i loro scavi, aveva inspiegabilmente fatto dissolvere la sua immagine. Era sì scomparsa dagli affreschi della parete ma il suo spirito restava ancora vigile sotto forma di farfalla a sorvegliare la sua dimora.

Forse la suggestione del posto, l’oscurità di quei cunicoli sotterranei, quelle nicchie che un tempo accoglievano persone defunte, la leggenda della fanciulla la cui immagine si era inspiegabilmente dissolta e la presenza di una lugubre farfalla definita, per altro, “Sfinge dalle ossa di morto”, mi hanno particolarmente colpito e, non lo nascondo, un tantino impaurito.