
" Quando il ragno fa il bucato..., il bel tempo è assicurato ! Si riferiva a quando il ragno tesse la tela.
Diario personale di notizie, commenti, riflessioni, appunti di viaggio, fotografie ed altro.
Un raggio di sole bacia il Tempio più antico del mondo:
il Pantheon
Il 21 giugno 2008 si festeggia l’arrivo dell’estate. Al Pantheon si può assistere allo straordinario fenomeno del raggio di sole che nel giorno del Solstizio di estate, alle 12 (ora solare) attraversa l’oculus della cupola per andare a colpire il cornicione al centro del portale di ingresso. Un appuntamento divenuto tradizione, denso di emozioni e di misteri ancora irrisolti, nel Tempio pensato come immagine del Cosmo.
l Pantheon è uno degli edifici meglio conservati di Roma. Sul frontone del Tempio, si legge che fu costruito da Menenio Agrippa in seguito all'apparizione della dea Cibele che espressamente gli aveva chiesto di costruirle un Tempio di cui lei stessa avrebbe fornito il modello architettonico.
Il Pantheon di Roma si presenta con una facciata imponente, di stile greco, con 16 colonne monolitiche che reggono il pronao. Varcatolo, si accede all'interno. Quest'ultimo sorprende per le dimensioni armoniche e per la forma cilindrica: La cupola per dimensioni e la più grande mai costruita in tutta la storia dell’architettura. La sua realizzazione fu possibile grazie all'utilizzo, oltre che dei cassettoni, anche dell'uso di diversi tipi di materiali. A seconda dell'altezza furono utilizzati materiali via via sempre più leggeri, nello strato più vicino al tamburo cilindrico, strati di calcestruzzo con scaglie di mattoni, più in alto cestruzzo con scaglie di tufo mentre nella parte superiore, nei pressi dell'oculo fu utilizzato calcestruzzo misto a materiale vulcanico (pomice).
In origine la cupola del Pantheon era coperta da tegole di bronzo dorato che donavano alla costruzione luminosità e un caratteristico scintillio. Alla sommità, la cupola ha un Oculus (un foro) del diametro di
Nelle sette nicchie dell'interno, che alternativamente presentano forma circolare e rettangolare, erano poste le sette divinità planetarie:"Pantheon"è infatti il termine che indica "tutti gli dei".
Secondo gli antichi romani gli dei vivevano in eterno nella sfera della cupola e il cornicione. che divide l'aula dalla cupola, rappresentava l'equatore celeste, il foro alla sommità é il Sole che al Solstizio d’estate proietta a mezzogiorno preciso un raggio di luce che taglia il cornicione, esattamente come in quel giorno il Sole taglia l'equatore celeste.
(foto da archivio)
Da pochi giorni, in tutte le sale cinematografiche d’Italia, è in programmazione Gomorra, un’opera cinematografica che ha ricevuto apprezzamenti e premiazioni al Festival di Cannes per la regia, la sceneggiatura e le interpretazioni. La partecipazione al Festival farà meglio conoscere le ragioni della immane tragedia che sta vivendo Napoli ed il suo interland, stretta tra la morsa della Camorra ed assediata dalla spazzatura che ha da molto tempo costituito il business che ha fatta prosperare i clan sotto gli occhi increduli degli italiani.
Il film, diretto dal regista Garrone, con l’interpretazione di Toni Servillo e Gianfelice Imparato, è una rappresentazione cruda, spietata di una realtà napoletana, autentico nelle sue ambientazioni e nel lessico usato dai personaggi opportunamente sottotitolato per renderlo più comprensibile.
Gomorra è tratto dal romanzo-denuncia di Roberto Saviano: Gomorra - Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra.
E’ un romanzo che racconta il potere della Camorra, la sua affermazione economico – finanziaria e la sua potenza militare. E’ un’inchiesta accurata e tagliente che porta allo scoperto gli affari sporchi del “Sistema”. Il traffico dei rifiuti tossici sotterrati in quelle che erano le terre fertili della Campania felix descritta da Virgilio; la contraffazione degli abiti griffati appaltati a laboratori e realizzati in nero per poche decine di euro; il traffico di droga a Scampia divenuto in breve tempo il principale mercato di spaccio del mondo. Potere, ricchezza, violenza si intrecciano inesorabilmente in questo enorme fenomeno illecito, dove principi giuridici, leggi, stato di diritto non esistono.
LAMENTO PER IL SUD
La luna rossa, il vento,
il tuo colore di donna del Nord,
la distesa di neve ...
Il mio cuore è ormai su queste praterie
in queste acque annuvolate dalle nebbie.
Ho dimenticato il mare, la grave
soffiata dai pastori siciliani,
le cantilene dei carri lungo le strade
dove il carrubo trema nel fumo delle stoppie,
ho dimenticato il passo degli aironi e delle gru
nell’aria dei verdi altipiani
per le terre e i fiumi della Lombardia.
Ma l’uomo grida dovunque la sorte d’una patria.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
in riva alle paludi di malaria,
è stanco di solitudine, stanco di catene,
è stanco nella sua bocca
delle bestemmie di tutte le razze
che hanno urlato morte con l’eco dei suoi pozzi
che hanno bevuto il sangue del suo cuore.
Per questo i suoi fanciulli tornano sui monti,
costringono i cavalli sotto coltri di stelle,
mangiano fiori d’acacia lungo le piste
nuovamente rosse, ancora rosse, ancora rosse.
Più nessuno mi porterà nel Sud.
è ancora nostra, e qui ripeto a te
il mio assurdo contrappunto
di dolcezze e di furori,
un lamento d’amore senza amore.
(Salvatore Quasimodo)
Notre Dame de Paris
Ho di recente finito di leggere uno dei romanzi più famosi di Victor Hugo, drammaturgo francese, autore di molte opere teatrali a sfondo storico e di romanzi, fra cui i più celebri sono sicuramente "I Miserabili" e “Notre Dame de Paris”.
Quest’ultimo è ambientato nella Parigi del XV secolo e vede come sua principale protagonista la maestosa ed imponente cattedrale di Notre-Dame, a cui l' autore dedica diversi capitoli in cui parla dell'architettura.
Tre i protagonisti principali, le cui vite sono legate fra loro dalla sola fatalità che possiede i loro destini: un arcidiacono fanatico e integralista, una graziosa zingarella, gaia e spensierata e il giovane campanaro deforme di Notre-Dame.
Attorno ad essi ruotano altri personaggi minori, che però giocano un ruolo fondamentale per l'esito della vicenda e comunque sono tutti ben caratterizzati e presenti fin dalle prime pagine; fra questi: il mediocre e aspirante artista intellettuale Gringoire, il viziato e incosciente Jean Frollo, fratello dell'arcidiacono, la reclusa della Torre d'Orlando, gli zingari (della cui tribù fa parte la zingarella Esmeralda) che si erano stabiliti nella periferia di Parigi occupando un territorio chiamato
Nonostante tutti provino disgusto e paura nei suoi confronti, Quasimodo è di animo buono ma non lo manifesta. È triste e frustrato per il fatto di essere diventato sordo a causa della continua esposizione al suono delle campane. La sua sordità e l'assenza di persone con cui parlare lo rendono anche muto. Solamente il suo "padrone", l'arcidiacono Claude Frollo, comunica con lui tramite un linguaggio a gesti. Frollo lo aveva salvato da bambino, quando, abbandonato dai genitori per il suo aspetto deforme, era stato portato in chiesa per essere venduto, o nel peggiore dei casi, ucciso.L'arcidiacono di Notre-Dame, Claude Frollo, si innamora della zingara Esmeralda. Incarica perciò il grottesco campanaro della cattedrale, il gobbo Quasimodo, di rapirla. Ma il capitano Phoebus de Chateaupers la trae in salvo e conquista il suo amore. Frollo uccide Phoebus facendo ricadere su Esmeralda la colpa del delitto. Quasimodo intanto, commosso da un atto di gentilezza di lei, diventa quasi un suo schiavo e la conduce a Notre-Dame per proteggerla. Dopo una serie di peripezie, Esmeralda verrà catturata e fatta impiccare sotto gli occhi di Frollo, che osserva impassibile l'esecuzione. Quasimodo, disperato, ucciderà Frollo e poi, con il cadavere della donna tra le braccia, si lascerà morire a sua volta.
Notre Dame de Paris è di certo un capolavoro della letteratura mondiale. Nel romanzo é unito insieme con grande maestria, l’introspezione psicologica e i sentimenti dei personaggi, le descrizioni che l’autore fa della maestosa ed imponente cattedrale di Notre-Dame che domina l’ambiente della Parigi di fine 800. La storia prosegue intrecciandosi con numerosi avvenimenti abilmente descritti dall’autore.
La storia d’amore di Esmeralda e Quasimodo, poi, ha la capacità di emozionare fortemente coinvolgendolo in un racconto fantastico che sarà sempre ricordato e apprezzato da lettori di tutti i tempi.
Cambia il modo di comprare, tutto sfuso dal latte intero ai detersivi, solo quello che é necessario, senza sprecare risorse inutili.
Il no-packaging va diffondendosi anche in Italia. Sull’esempio di Svizzera ed Austria, il Piemonte e la Lombardia hanno risposto concretamente con progetti finalizzati che hanno anche avuto il sostegno della grande distribuzione commerciale (Crai, Auchan, Panorama).
Anche grazie all’iniziativa dell’Assessorato all’Ambiente della Regione Lazio, i prodotti “alla spina” arrivano anche nei nostri supermercati. Latte crudo, detersivi, cereali, paste alimentari posti in speciali dispenser costruiti in materiali inalterabili per la massima igiene vanno conquistando spazio negli Eco-Point dei centri commerciali. Si può acquistare la quantità di prodotti che si desidera, senza sprechi e soprattutto, senza imballaggi, inutili e tanto dannosi per l’ambiente.
Comprando i prodotti sfusi si diminuisce drasticamente la produzione di imballaggi (plastica polistirolo, carta, ecc.) e di conseguenza il volume dei rifiuti, evitando la saturazione delle discariche e salvaguardando l’ambiente.
Altro vantaggio, non meno importante, è che il no-packaging permette di “saltare alcuni stadi della distribuzione commerciale con ricadute sicuramente positive sul livello dei prezzi al consumatore finale.
La strada è ancora in salita. Molto c’è ancora da fare.
Chi scrive ha visitato alcuni supermercati che hanno adottato il sistema di vendita “sfuso” ma ha dovuto, però, costatare che oltre ad alcuni problemi tecnici che dovranno meglio risolversi per rendere piu funzionale il sistema, i vantaggi sperati per il consumatore, in termini di prezzi piu’ bassi, non si fanno ancora sentire.
Nonostante tutto i prodotti sono piu’ costosi non solo di quelli di “marca” ma anche di quelli posti in offerta dal punto di vendita. Manca quindi, al di la dalla curiosità che destano le novità, il vero ed immediato incentivo per il consumatore sempre in cerca di concreti risparmi nella spesa quotidiana.
L'iniziativa, comunque, é buona e nel tempo risolverà tanti problemi che affliggono le nostre città. Va quindi decisamente sostenuta. Per individuare i punti di vendita della tua città che già adottano il sistema della vendita no- packaging, visita i seguenti siti:
ww.crai-supermercati.it/etica_e_ambiente/ecopoint.asp o http://millebolle.iport.it/lazio.html
Niente pillole o intrugli: per campare 100 anni, e in ottima salute, basta seguire i consigli di uno studioso-viaggiatore.
Le ricerche. Gli scienziati che studiano l’invecchiamento hanno redatto un documento per avvertire l’opinione pubblica: nessun rimedio anti-età venduto sul mercato è in grado di esplicare la pur minima efficacia.
Un numero sempre maggiore di annunci pubblicitari si rivolge a clienti un po’ creduloni di tutte le età, invitandoli a rivolgersi a cliniche della longevità e vantando una base scientifica per le proprie linee di prodotti (come farmaci specifici, cocktails di vitamine o misture di ormoni). Intanto Internet permette ai venditori di mirabolanti elisir di lunga vita di raggiungere nuovi clienti con grande facilità. L’allungamento dell’aspettativa di vita media non è dovuto a qualche sostanza che abbia modificato il nostro corpo ma semplicemente i progressi della medicina e lo stile di vita più sano che hanno permesso di raggiungere il proprio potenziale termine di vita, quindi un limite già presente all’interno del patrimonio genetico.
Per capire quali fossero i segreti per avere una vita lunga e sana, Dan Buettner ha viaggiato 7 anni in giro per il mondo. È stato così che lo studioso, esploratore statunitense ha individuato quattro luoghi precisi in cui la gente arriva a 90-100 anni, in ottima salute sia fisica che mentale. Le aree piu “longeve” sono state trovate in Barbagia in Sardegna, nell'isola giapponese di Okinawa, nella comunità di avventisti del 7° giorno di Loma Linda in California e, infine, nella penisola di Nicoya in Costa Rica.
Le leggi d’oro. Osservando attentamente le abitudini dei “matusalemmi”,Buettner ha elaborato le regole d'oro. Innanzi tutto bisogna muoversi e acquisire uno stile di vita naturalmente attivo. Poi è bene seguire il detto giapponese "hara hachi bu", cioè "alzati da tavola con la pancia piena al1'80%". Sempre per quanto riguarda il cibo, Buettner consiglia di evitare la carne e i cibi con conservanti e di bere un po' di vino rosso ogni giorno.
Spirito e relax
Ci sono poi le regole "interiori". L'obiettivo è combattere lo stress. Come? Concedendosi il tempo per neutralizzare l'ansia e "diluendola" nel quadro generale delle cose. Poi ci sono famiglia e amici: farne una priorità e circondarsi dei cari è di per sé un elisir dilunga vita.
(Informazioni liberamente tratte da” Le Scienze )
Riconoscere
I contenitori di plastica per usi alimentari sono, ancora una volta, sotto accusa a causa della cessione di alcune sostanze tossiche presenti nel composto chimico organico, ad esempio il BPA (Bisfenolo) e DHA. Sulla effettiva tossicità, ed ancor di più, sulla natura cancerogena della plastica occorre precisare che da quanto è dato sapere dagli organi di informazione e dalle società scientifiche (che spesso riportano opinioni contrastanti), non esisterebbero prove concrete che potessono confermarne la loro pericolosità.
Agli inizi degli anni 80 il mondo scientifico riteneva che il PVC potesse causare particolari tumori al fegato nelle cavie ed anche negli uomini. Nel settembre del 2007
Ecco un elenco dei principali materiali ed il loro utilizzo.
P.E.- Polietilene.
La troviamo nei sacchetti per la spesa e per la spazzatura, flaconi di shampoo, detersivo, ecc., teloni agricoli, taniche, tappi per spray, secchi per vernici e per la spazzatura. É un materiale riciclabile ma scarsamente degradabile. Il P.E. riciclato viene utilizzato per la realizzazione di contenitori per detergenti, tappi e pellicole per sacchi della spazzatura.
P.E.T. Polietilene tereftalato
Tipica plastica delle bottiglie d'acqua e di altre bevande gassate. Le sue caratteristiche sono la resistenza alla pressione che liquido esercita sull'involucro, nonché la sua trasparenza. Il PET viene prodotto al 100% con petrolio o gas naturale. Il PET è molto leggero infrangibile e riciclabile. Se riciclato viene utilizzato per la produzione di nuovi contenitori trasparenti per detergenti.
P.P. Polipropilene.
É impiegato nel settore medico (siringhe monouso), in quello degli elettrodomestici e per la fabbricazione di stoviglie e secchi per vernici e spazzatura. I principali tipi di manufatti in P.P. sono: bicchieri di plastica, yogurt, nastri adesivi, bottiglie.
P.S. Polistirene
E' una plastica che viene usata per i prodotti alimentari (contenitori monouso) e di imballaggio. Nella sua forma espansa è impiegato nell'edilizia per il suo potere isolante. I principali manufatti in P.S. sono: TV, telefoni, stoviglie astucci, scatole, sottotorte, contenitori per formaggi, vaschette per frigoriferi, giocattoli, pettini, articoli musicali, ecc.Non ha una rilevante possibilità di riciclaggio, ma il polistirene espanso (E.P.S.) viene riutilizzato in agricoltura per facilitare il drenaggio e come ausiliario della concimazione, oltre che nell'edilizia per la produzione di blocchi e imballaggi.
P.V.C. Cloruro di polivinile
E' il tipo di plastica più pericoloso. É un polimero con buona permeabilità all'acqua e ai gas, per questo è il più diffuso nelle applicazioni biomediche (fiale, sacche per drenaggi, cateteri, ecc.) e nel settore dell'edilizia. Viene utilizzato anche per bottiglie per bevande non gassate, flaconi di detersivo, shampoo, cosmetici, sacchetti della spesa, confezioni delle uova e dei cioccolatini. Per le sue caratteristiche il P.V.C. è difficilmente riutilizzabile. Uno smaltimento non corretto può essere molto pericoloso: la combustione del PVC libera composti cancerogeni a base di cloro (diossine e furani) e genera acido muriatico in forma gassosa, uno dei responsabili delle piogge acide.
Le bottiglie dell’acqua minerale sono di:
PVC, se noterete una linea di saldatura sul fondo:
(di Tonino Guglielmi)
Ricevo e con entusiasmo pubblico sul mio Blog questo atto d’amore del mio amico verso la sua città. Amore che Tonino eguaglia sola alla passione per la fotografia. Le sue indiscusse doti, abbinate alla perizia nell’utilizzare strumenti e tecnologie di avanguardia, ne fanno un vero maestro; un artista molto apprezzato nel giro dei suoi amici e delle sue conoscenze ma ancora poco conosciuto in quegli ambienti dove, di sicuro, potrebbe ricevere le meritate soddisfazioni per il suo impegno.
Invito, pertanto, i visitatori del mio Blog ad inviare un commento e, perché no, messaggi al “fotografo”.
(proprietà riservata)
Le recensioni delle mie ultime letture
'I Vicerè' di Federico De Roberto
'I Vicerè' narra la storia della nobile famiglia siciliana de gli Uzeda, discendenti dei vicerè di Spagna, nell'arco di tempo che va dai primi moti dell'isola alle elezioni del 1882. Gli Uzeda sono dilaniati da accaniti contrasti per motivi di interesse che oppongono il principe Giacomo, duro e avido, al dissoluto conte Raimondo, il cinico e corrotto don Blasco al nipote Ludovico, anch'egli monaco senza vocazione, e alla sorella, donna Ferdinanda. Il romanzo é ambientato nella Sicilia di fine Ottocento.
Al centro del libro, è la critica del trasformismo delle classi dirigenti radicate al potere e disposte, per mantenerlo, a cambiare spregiudicatamente bandiere e ideologie e a saltare sul carro del vincitore di turno; perfino delle rivoluzioni, se la posta in gioco è quella di vanificare il mutamento, di perpetuare il dominio.
Questi contrasti hanno per cornice i grandi avvenimenti dell'unità italiana.
Alle beghe di fratelli e parenti si aggiunge la lotta che tutti insieme sostengono per conservare gli antichi privilegi, per mantenere, nel rapporto tra sfruttatori e sfruttati, la parte dei dominatori: nonostante il naufragio di alcuni singoli come don Eugenio finito in miseria. Don Blasco è pronto ad approfittare della soppressione dei conventi per acquistare i beni degli ordini ecclesiastici. Il vecchio don Gaspare non esita a fingere simpatie liberali riuscendo a farsi eleggere deputato. Consalvo, l'ultimo degli Uzeda, si mescola a faccendieri e corruttori pur di farsi eleggere.
Il naufragio degli ideali della borghesia liberale è rappresentato idealmente dalla figura di Giulente, giovane patriota che nonostante il matrimonio con una Uzeda, non ottiene la sperata promozione sociale e risulta sconfitto alle elezioni politiche.
Attraverso le vicende degli Uzeda lo scrittore disegna un vasto affresco dell'aristocrazia siciliana nel momento del difficile passaggio dal regime borbonico alla nuova realtà sociale dell'Italia unita. Il romanzo, definito un crudo attacco alla classe alto-borghese della fine dell’Ottocento, è stato per anni vittima di ostracismo e di critiche diffamatorie, soprattutto perchè ritenuto anticlericale.
Di recente il romanzo “I Viceré” è stato rappresentato sul grande schermo dal regista Roberto Faenza con l’interpretazione superba di Alessandro Preziosi, Cristiana Capotondi, Lando Buzzanca, Lucia Bosè.
Le grandiose sceneggiature, richiamano il memorabile film "Il Gattopardo" il quale in molte parti sembra essere stato copiato.
La sagra del “Carciofo setino”
Gruppi folkroristici, stand gastronomici, esposizioni di prodotti di artigianato locale, hanno allietato la manifestazione.
Carciofi…carciofi…carciofi! Persino l’”Amaro al carciofo setino” ottenuto dalla lavorazione delle foglie fresche del nobile ortaggio.
Sezze vanta origini molto remote. Fu fondata dai Romani nel IV secolo a.C. e per tutto il periodo repubblicano fu un centro importante per la sua posizione strategica, molto vicina alla grande arteria di comunicazione tra Roma ed il Sud: la via Appia. Ben conservata è la sua struttura architettonica che ha visto le costruzioni romane sovrapporsi a quelle medioevali. Ancora intatta è la sua cinta muraria.
Che dire del protagonista della sagra, il “carciofo setino”? Ha un sapore delicato e gradevole. Ha una tipica fragranza ed una morbidezza nel “cuore” che lo rendono apprezzatissimo sulle tavole dei buongustai. E’ ottenuto da una graduale selezione di cardi unita ad un’accorta tecnica colturale. Il clima eccezionale della collina di Sezze, riparata a nord dai monti Lepini e riscaldata a sud dalla brezza del vicino mar Tirreno fanno il resto rendendo il prodotto unico.
Ho partecipato anch’io alla manifestazione ricordando la mia prima visita alla Sagra del Carciofo nel 1970. Era alla seconda edizione, l’entusiasmo era lo stesso ma tutto allora sembrava diverso, la gente, il grande falò in piazza, i pastori con le tipiche cioce che suonavano le ciaramelle e … tanti … tanti anni in meno!
Nomofobia
ovvero la paura di restare senza cellulare.
Il borgo antico di Craco (prov. Matera – Basilicata) continua a suscitare l’interesse di turisti e visitatori che ne sfidano la fatiscenza, attratti dai dirupi, dalle voragini, dagli anfratti, dalle finestre sbattute dal vento e dagli ambienti diroccati, valorizzati da toni, colori, luci e ombre che disegnano la natura di un paesaggio già di per se mozzafiato.
Il numero di National Geographic di marzo 2008, attualmente in edicola, pubblica l’interessante reportage sull’affascinante storia di un fiorente paese sprofondato, abbandonato e costretto a modificare la sua identità.
Nei primi anni del 1960 una grande frana provoca ovunque smottamenti, cedimenti strutturali e crolli. Il paese nel giro di pochi giorni è del tutto abbandonato.
Un esodo biblico, l’addio alle cose più care, alle case degli avi, ai ricordi di una vita. Destino crudele!
Ho udito storie tristissime: portavano via con sé i propri morti, lontano in luoghi più sicuri in cerca di una pace che non avrebbero più avuta.
Le cose ancora non sono state completamente accertate. Forse la costruzione dell’acquedotto che ha causato grosse infiltrazioni negli strati argillosi del sottosuolo, forse il bradisismo provocato dagli scavi di pozzi per l’estrazione del gas metano dalla vicina Ferrandina. Forse, chissà, il destino che si accanisce sempre sugli stessi: gli stessi a cui l’alluvione del 1979 ed il terremoto del 1980 dovrà dare il colpo di grazia.
Da un po’ di tempo, però, Craco grazie al suo fascino di città “morta” ha destato l’interesse di registi e cineasti che in quei posti diruti hanno registrato scene di film di grande successo.Francesco Rosi girò parte di “Cristo si è fermato ad Eboli”; i Fratelli Taviani, il “Il sole anche di notte”, Lina Wertmuller , “Ninfa Plebea” e più di recente Mel Gibson ha girato scene dell’impiccagione di Giuda.
In conclusione, Craco non vuole sprofondare del tutto e
La conversazione si interruppe, questa volta bruscamente. Ero in ritardo e dopo essermi scusato lo salutai cordialmente con la consueta pacca sulla spalla. Gli dissi che il treno sarebbe partito di lì a poco e che avremmo potuto continuare la conversazione la mattina dopo.
Mi sembrò contrariato, avrebbe voluto parlarmi ancora, ma si rassegnò e ricambiò il saluto. Poi voltatosi aggiunse: “Stai tranquillo, non appena torno a casa lo farò, te lo prometto”.
Ebbi allora la conferma di essermi imbattuto ancora una volta nel solito chiàcchiaracchià.
Ormai li riconosco a fiuto, non posso sbagliare, nè conosco le abitudini, le fattezze e perfino il tono della voce.
Che cosa è un chiàcchiaracchià? Anzitutto vi dico cosa non è. Un chiàcchiaracchià non è un semplice chiacchierone, come si sarebbe portati a credere, E’ un tipo dalla psicologia molto più complessa. Non è nè un personaggio mitologico, nè un oggetto misterioso, un Ufo o il parto della fantasia fervida di qualche pennivendolo da strapazzo.
Non lasciatevi ingannare, il chiàcchiaracchià non ha nulla a che vedere neanche con il famoso “sarchiapone” uscito dall’ultracelebre scketch dell’attore Walter Chiari negli anni d’oro della patria tivvù.
A ben vedere uno chiàcchiaracchià qualcosa forse in comune lo ha con il “quaquaraquà”.
Leonardo Sciascia afferma per bocca di don Mariano, che aveva a suo dire una certa pratica nell’ interpretare il mondo dei sentimenti, delle leggi e dei rapporti umani, che gli uomini si dividono in cinque categorie diverse. L’ultima è quella dei quaquaraquà.
Ma no, per carità non fraintendete, il chiàcchiaracchià è diverso. Egli è in fondo un bravuomo, non è per nulla cattivo.
E’ una persona che parla, parla, parla, che apre la bocca e gli dà fiato, che ama ascoltare la propria voce. Una persona che è pronta a darti sempre ragione ed a prometterti quello che tu non gli hai mai chiesto e quello che sa che non potrà mantenere. Ti dice che conosce mari e monti, chi fa il bello ed il cattivo tempo e che spontaneamente si prodigherà per te e ti farà avere un posto migliore, un posto dove si guadagnano tesori senza doversi dare la pena di svegliarsi all’alba e recarsi a questo straccio di lavoro pigiati come sardine su un treno pendolari delle Laziali.
Il chiàcchiaracchià è una persona che passa di argomento in argomento, di palo in frasca, di punto in bianco. Con lui hai sempre bisogno di ricapitolare, di chiedergli timidamente: “ ... allora come rimaniamo?” “ ... allora ci pensi tu?” .
Vuoi la prova che sia un chiàcchiaracchià vero? Prova a telefonargli qualche giorno dopo. Immancabilmente ti diranno che è fuori stanza, che è in riunione, che ha avuto dei contrattempi, che è emigrato nel paese di Vattelappesca.
Un chiàcchiaracchià è una persona dalle straordinarie capacità. Uno che riesce a narrarti in pochi minuti la storia della sua vita. In pochi minuti, però se ne avesse a disposizione di più lo farebbe con maggiore facondia, con maggiore ricchezza di particolari, con termini più appropriati.
Ti racconterà per filo e per segno del suo ultimo viaggio nei Caraibi, sì proprio quel viaggio che gli è costato un occhio della testa, ti parlerà della sua macchina dalle prestazioni eccezionali, unica, senza eguali sui mercati europei e nordamericani. Lui l’ha pagata tutta in contanti per risparmiare sugli interessi della rateazione ed ottenere uno sconto strabiliante. E poi vuoi mettere la scocciatura di ricordarsi ogni mese la rata da pagare.
Nonostante tutto il chiàcchiaracchià non lo fa con nessun secondo fine, non certo per mettere a disagio te che con la tua Panda seminuova sei riuscito a mala pena ad arrivare a Torvaianica per trascorrere dieci giorni a ferragosto nella Pensione Laura, ... mezza pensione ed uso di ombrellone.
Un chiàcchiaracchià è bravo, è sempre il più bravo. E’ furbo, è sempre il più furbo!
Di fregature ne ha prese anche lui, lo ammette lealmente, ma quelle non potevano proprio essere in alcun modo evitate. Lui pero, lo chiàcchiaracchià, ne ha limitato i danni, anzi se vogliamo, un certo beneficio ne ha pure tratto. Certo chissà cosa sarebbe successo in circostanze analoghe ad un comune mortale. Le conseguenze sarebbero state di sicuro fatali.
E le sbronze??
Ho conosciuto, tanti anni fa, un chiàcchiaracchià astemio che sosteneva che una sbronza colossale l’aveva presa pure lui. Ma con l’acqua.
Con l’acqua??.
Sissignori proprio con l’acqua!.
E giù con la sua teoria scientifica mai udita prima. Una teoria fatta di diluizioni di sangue, di minore irrorazione del cervello e cosi via fino in fondo nell’ebbrezza più completa. (di Pino Ferrara -Nov. 1999)
Nacque nella città di Azul, provincia di Buenos Aires, il 12 settembre del 1900 e morì l’otto giugno 1983 nel rione di Saavedra, Capitale federale.
Trascorse parte della sua infanzia in Basilicata con la sua famiglia, restandovi per circa dieci anni, successivamente ritorna in america stabilendosi a Bahìa Blanca.
In questa città inizia la sua carriera di decoratore, poi di disegnatore e di pittore collaborando con i laboratori di artisti già affermati. Successivamente collabora come illustratore con il giornale locale “La nuova Provincia”.
A lui si devono i primi tentativi di dar vita al Museo delle Belle arti di Bahìa Blanca, avendone ricevuto l’incarico di suo primo conservatore e segretario.
Nel 1930 rientra in Italia per ragioni di studio. In quegli anni a Napoli sposa una giovane donna di San Chirico Raparo.
Fu in quegli anni, con precisione nel 1934 che Juan Carlos Miraglia vinse a Roma il 1° premio (medaglia d’oro) del Ministero degli Esteri – Italiani nel Mondo per il “Certamen di arte internazionale”.
In Argentina è stato scenografo del Teatro C. Colombo dal 1936.
Dal 1940 intensa è stata la sua attività di artista. Ha ricevuto riconoscimenti da istituzioni argentine e sponsorizzazioni da banche sudamericane. Ha esposto le sue opere nei principali musei e gallerie d’arte del Sudamerica, ha promosso iniziative culturali ed esposizioni internazionali in tema di pittura, scultura ed arti figurative.
Dal 1962 al 1963 ritorna in Italia ed espone le sue pitture in mostre personali e collettive in città della Francia, Inghilterra, Spagna e nel resto d’Europa. In quel periodo realizzò piacevolissimi paesaggi dei paesi dove si soffermava: San Chirico, Calvera, Chiaromonte.
Hanno scritto di lui:
“ Nei suoi paesaggi Juan Carlos Miraglia ottiene e crea la sua vera poesia: nella tristezza infinita del paesaggio suburbano o nella desolazione opaca della periferia che il pittore mostra la sua grande anima di poeta tormentato” (Manuel Enrique Ortega).
“La sua naturalezza, insomma, per Juan Carlos, non è che una fonte di suggestioni e la pittura un linguaggio. Il suo linguaggio pittorico non può che adattarsi all’imitazione servile delle apparenze materiali, ma ricorre a semplificazioni e trasfigurazioni di gran forza espressiva ed a un deciso accento personale”(Rivista Continente Maggio 1950).
Informazioni sulla vita ed opere dell'artista sono tratte dal sito www.galarroio.com; ulteriori notizie sono state attinte direttamente da discendenti di JCM; tutte le immagini, tratte da siti web. utilizzate unicamente con lo scopo di diffondere la conoscenza dell'autore.
Gaeta, finalmente restaurato lo Stendardo della Battaglia di Lepanto.
Un invito a visitare il Museo diocesano di Palazzo De Vio di Gaeta, dove di recente è tornato ad essere esposto il prezioso Stendardo di Lepanto del 1571 restaurato a cura della Sopraintendenza ai Beni artistici del Lazio.http://www.telefree.it/news.php?op=view&id=26527
http://it.wikipedia.org/wiki/Stendardo_di_Lepanto